venerdì 9 giugno 2017

Corriere 9.6.17
Intellettuali e classe operaia Londra Nord spinge Corbyn
di Paola De Carolis


Islington, quartiere-base della sinistra
LONDRA Il fattore James Corbyn ha rafforzato il Labour, sebbene la stampa britannica fino all’ultimo non ci abbia creduto. «Non buttate la Gran Bretagna nel Cor-bin», ovvero la pattumiera, titolava appena ieri il Sun : «È un amico dei terroristi, un marxista, il burattino dei sindacati». E ancora: «Votate per May», faceva appello l’ Express ; «Tories in vantaggio», assicurava il Times ; «Il vostro Paese ha bisogno di voi», scriveva il Telegraph citando la premier conservatrice Theresa May.
Neanche i quotidiani filo-laburisti hanno puntato sull’immagine del leader del partito: il Mirror ha attaccato i conservatori accusando May di essere venuta meno a tante promesse, mentre il Guardian ha preferito una prima pagina equilibrata.
Bisognava andare nelle università per avere un’idea dell’indice di gradimento di un politico di 68 anni che ha trovato il modo di parlare ai giovani. Oppure nelle vie alberate di Islington, il suo seggio, per capire come un socialista di sinistra sia riuscito a unire working class e intellettuali, arrivando ad allargare la forza laburista in Parlamento.
Davanti ai seggi di Oxford ieri c’erano file interminabili, mentre a Milner Square, a due passi dal teatro Almeida e dal quartier generale del Labour, sono poche le case senza il cartello «Qui si vota Corbyn».
«Ha capito come comunicare con la gente», spiega Ivana Bartoletti, vicedirettrice del gruppo laburista per l’Europa: la sua lingua è la diversità. Lontano anni luce dai politici attenti all’immagine nello stile di Tony Blair o David Cameron, Corbyn ha trovato un idioma diretto e privo di retorica che a tanti piace. «Devo ammettere che non ero felicissima che Corbyn fosse alla guida del partito, ma mi sono dovuta ricredere. Questa campagna elettorale ha dimostrato che vanno presi sul serio lui e il suo modo di fare politica. C’è qualcosa di importante nel suo messaggio, nel modo in cui è riuscito a mobilitare i giovani e a utilizzare i social media per diffonderlo», senza doversi piegare agli organi d’informazione tradizionali.
«Dopo questo voto, non so sin dove riuscirà ad arrivare — continua Bartoletti —, può darsi che serva solo da apripista per un partito laburista nuovo stile, come Neil Kinnock spianò la strada per Tony Blair. Sembra probabile che questa elezione segni la fine di un’era: la differenza non è più tanto tra working e middle class , bensì tra le campagne e le città, tra i giovani e i vecchi. Sicuramente Corbyn ha portato a casa un risultato inaspettatamente positivo».
Innegabile è che adesso un folto popolo di studenti e giovani professionisti lo riconosce come un uomo di principi concreti, un leader moralmente forte che non ha paura di cambiare idea o di esprimere incertezza quando non è sicuro. Ieri, quando diverse decine di ragazzi alle università di Keele e di Newcastle si sono visti negare la possibilità di votare, hanno espresso la propria rabbia su Twitter — «È un complotto contro i laburisti», ha scritto Andrew — mentre attivisti e supporter hanno fatto un falò con i giornali del giorno.
Così John Niven, scrittore scozzese: «Ho riacceso lo spirito britannico bruciando tutti i tabloid che ho trovato», ha raccontato.
Corbyn ha trascorso la giornata di ieri con la squadra tra Islington e Westminster. Ha votato presto presso la Pakeman Primary School di Holloway e ricordato che esercitare il diritto civico è «un modo per onorare le vittime del terrorismo. La democrazia non sarà sconfitta dalla paura». Può essere soddisfatto: ha fatto tutto quello che poteva.