Corriere 6.6.17
Linea dura con Teheran, la Cia sceglie il Principe Oscuro
Washington affida le operazioni a Michael D’Andrea, l’agente che guidò la caccia a Bin Laden
Giuseppe Sarcina
WASHINGTON
I soprannomi sono già un programma: «Principe Oscuro», «Ayatollah
Mike». Michael D’Andrea è stato per anni il regista delle operazioni
coperte antiterrorismo della Cia. È l’uomo che ha guidato la caccia a
Osama Bin Laden, terminata con l’assalto al rifugio di Abbottabad e
l’uccisione dell’Asso di picche, il nemico numero uno, il 2 maggio 2011.
Donald
Trump ora gli ha affidato un altro obiettivo: l’Iran. La notizia è
stata pubblicata dal New York Times , nessuna conferma ufficiale:
D’Andrea resta un agente sotto copertura, dalla biografia misteriosa.
È
nato nella Virginia settentrionale, dovrebbe avere più o meno 55 anni,
38 dei quali passati alla Cia, dove ha occupato fino al 2015 il posto di
direttore del «Centro del controterrorismo». Un personaggio perfetto
anche per ispirare Hollywood: è lui il «lupo» nel film Zero Dark Thirty
che racconta l’inseguimento al leader di Al Qaeda. Ma, oggi, nella
scelta di Trump c’è molta sostanza politica. Punto di partenza è il
rapporto dei Servizi presentato alla Commissione Intelligence del Senato
qualche settimana fa. È una lista, allarmante, delle «minacce
imminenti» per la sicurezza degli Usa. Al primo posto c’è, naturalmente,
l’Isis, ma subito dopo il documento indica l’Iran, considerato lo
sponsor principale del terrorismo di matrice islamica radicale.
L’amministrazione
Usa sta smantellando il faticoso lavoro diplomatico di Barack Obama.
Gli Stati Uniti non hanno un’ambasciata a Teheran e l’accordo sul
nucleare resta in bilico. Nel viaggio di fine maggio a Riad, Trump aveva
chiesto agli oltre 50 leader arabi e musulmani convocati dal re saudita
Salman di «isolare» il governo del riformista Hassad Rouhani.
Toccherà
alla Cia, o meglio proprio a D’Andrea, tradurre l’appello in una rete
quotidiana di vigilanza e di iniziative ostili, naturalmente iper
segrete. «Il Principe Oscuro» ha una lunga esperienza nella «guerra
sporca». Dopo l’addestramento ha frequentato praticamente tutti i campi
di battaglia in cui erano impegnati i militari Usa. Ha vissuto diversi
anni in Africa, poi ha partecipato al conflitto in Iraq. È stato tra i
primi a comandare le spedizioni dei droni.
In Iraq ha conosciuto
una donna musulmana: l’ha sposata e si è convertito all’Islam. Da quel
momento è diventato anche l’«Ayatollah Mike». Non ha cambiato abitudini,
però.