Corriere 6.6.17
Legge elettorale in Aula, scontro Pd-sinistra
Via
libera in commissione al proporzionale con soglia al 5%. Braccio di
ferro sul disegno dei collegi Renzi a Pisapia: il nemico non siamo noi.
Bersani: irresponsabile votare ora. Grillo risponde: Mdp ha paura
Dino Martirano
ROMA
La legge proporzionale con sbarramento al 5% — concordata da Pd, FI,
M5S e Lega — ha superato il primo giro di boa in commissione per
sbarcare oggi in Aula alla Camera: e già domani, alle 13.30, si inizia a
votare con molte incognite per i voti segreti. Tanta fretta sottintende
la data del 24 settembre per le elezioni anticipate anche se i 4
sottoscrittori del patto continuano, ad ogni passo, a citare l’autonomia
assoluta del capo dello Stato sul tema scioglimento delle Camere. E
così la presidente Laura Boldrini ricorda a tutti che le «elezioni
anticipate non sono un automatismo».
Le manovre di disturbo tra i
partiti sono già iniziate. Matteo Renzi si rivolge a Giuliano Pisapia
che addita come un male le larghe intese Pd-FI e insiste sul «voto utile
al Pd»: «Quando la sinistra radicale si renderà conto che non siamo noi
gli avversari contro cui fare polemica ogni momento sarà un gran
giorno. Ogni voto dato ai partitini aiuterà lo schema delle larghe
intese». Ma anche il ministro Andrea Orlando (Pd) «parla di accordo con
Berlusconi come ipotesi innaturale». E Pier Luigi Bersani (Articolo 1)
spiega il perché di tanta fretta del Pd e dei grillini: «Chi non governa
vuole incassare il risultato, chi governa non vuole affrontare la
finanziaria».
Ci pensa poi il blog di Beppe Grillo a bastonare
Mdp, ribattezzato «Mantenimento delle poltrone»: «Il nuovo partito dei
cambiacasacca ha una paura fottuta di andare alle elezioni per questo
stanno sabotando al legge». Replica lampo di Alfredo D’Attorre (Mdp) che
aveva chiesto ai grillini, senza successo, di votare per le preferenze e
per il voto disgiunto: «Grillo è stato beccato con le mani nella
marmellata».
Da domani, nel segreto dell’urna, un fronte
trasversale maschile si preparerebbe a far vacillare l’equilibrio di
genere 60%-40% previsto nei collegi uninominali, oltre che per i listini
e i capilista. È stata invece aggiustata in corso d’opera la norma che
azzera le multicandidature e che, per come era stata approvata, non
vietava a un candidato di presentarsi anche in 28 circoscrizioni. La
nuova formulazione, sollecitata da Giuseppe Lauricella (Pd, Orlando),
apprezzata dai grillini e dalle deputate di FI, è decisamente più
chiara.
La battaglia sui vecchi collegi del ‘93 — disegnati sui
dati del censimento del ’91 e ora ripescati perché la fretta di andare
al voto non permette di ridisegnarli — mette insieme Ap, Mdp e FdI: in
particolare viene contestato che al Senato ci saranno 15 mega collegi
(in Friuli, Emilia, Umbria, Abruzzo, Basilicata). Infine è passata tra
le polemiche anche la norma che impone solo ad alcuni (Articolo 1, Ala,
Radicali) l’obbligo di raccogliere le firme per presentare i candidati.