Corriere 2.6.17
Capilista «privilegiati», collegi e voto disgiunto Sale la tensione nei partiti
di Dino Martirano
Alcuni vincitori all’uninominale resterebbero fuori
ROMA
 Venticinque per quattro uguale cento. È questa la formula cara a Forza 
Italia che conta di fare il pieno di 4 candidati eletti per ognuno dei 
25 listini proporzionali bloccati previsti dal «modello elettorale 
tedesco italianizzato». Berlusconi, dunque, non avrebbe problemi nel 
selezionare i suoi «cavalli vincenti» perché, tanto, gli azzurri neanche
 si presenteranno alle gabbie di partenza dei 303 collegi uninominali: 
quella è una gara riservata al Pd e al M5S fatte salve le roccaforti 
della Lega in Alta Lombardia e in Veneto.
Ed è dunque il temuto 
«effetto flipper» nei 303 collegi uninominali che sta creando autentico 
panico nelle seconde file dei due grandi partiti. Con l’«effetto 
flipper», infatti, non basta vincere il collegio perché, per passare, 
bisogna essere pure fortunati. E avendo Renzi, Berlusconi e Grillo 
deciso che i capilista del proporzionale avranno la precedenza su tutti 
gli altri (in primis sui vincitori dei collegi), la partita si fa 
cattiva e ai limiti del buonsenso. Perché, in soldoni, la «legge tedesca
 all’italiana» utilizza il collegio uninominale per poi dare certezza di
 elezione solo ai capilista bloccati. Tutti gli altri, pur se vincenti 
nei collegi, se la vedranno con la cabala.
Giacomo Portas 
(Moderati, eletto nel Pd) fa un calcolo a spanne: «Se il Pd farà 
eleggere 220 deputati, si partirà dai 25 capilista del proporzionale, 
più 150 vincitori di collegi uninominali, più 45 candidati dei listini 
proporzionali». Così, potrebbero esserci nel Pd, ma anche nel M5S, 
decine di vincenti nei collegi che però non saranno eletti.
Nelle 
regioni rosse, le preoccupazioni in casa del Pd sono anche più forti. In
 Toscana, dove i dem si preparano a rastrellare tutti e 19 i collegi 
uninominali, c’è la quasi certezza che due o tre vincitori 
all’uninominale dovranno poi sacrificarsi per lasciare il posto al 
capolista (sarà Renzi?) e per rispettare la quota proporzionale 
nazionale, che poi è la vera cifra del «tedesco». In Sicilia, invece, il
 Pd non vincerà nei collegi e dunque si rifarà con i posti blindati nei 
listini proporzionali che già stanno andando a ruba.
I grillini 
avranno gli stessi problemi del Pd: in Sicilia, il M5S dovrebbe vincere 
«troppi» collegi (e dunque la «pallina del flipper» potrebbe far fuori 
molti candidati pentastellati arrivati primi nell’uninominale) mentre le
 seconde file grilline dei listini sono destinate a fare le comparse.
Ma
 ci sono altre questioni che fanno scricchiolare l’«accordone». Il voto 
disgiunto — sulla scheda una «X» per il collegio e una «X» per il 
partito — chiesto dai grillini che in Germania permette all’elettore di 
votare, per esempio, il candidato della Cdu e di indicare con il voto ai
 liberali l’alleanza di governo cui si dovrebbe ispirare Angela Merkel. 
C’è poi il nodo dell’individuazione dei collegi che spetterebbe ai 
tecnici terzi del Viminale: stavolta però la cartina con le 303 
ripartizioni l’ha firmata il relatore Emanuele Fiano (Pd). E gli altri 
non sono rimasti a guardare ottenendo già un giorno di rinvio, dal 5 al 6
 giugno, per l’approdo della legge in Aula.
 
