Corriere 1.6.17
Operazione rifiuti, a Roma un piano c’è, eccolo
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
tra
le tante peculiarità del nostro Paese, vi è quella di pagare affinché
altri prendano la nostra spazzatura. Tra i tanti Paesi a cui devolviamo i
nostri soldi affinché prenda i nostri rifiuti vi è l’Austria: gli
austriaci ricevono i nostri soldi per fare energia con la nostra
spazzatura. A questo punto la domanda è d’obbligo: chi è che fa
l’affare, noi italiani o gli austriaci?
Angela Lanzo Lamezia Terme (Cz)
Cara Angela,
L’
affare ovviamente lo fanno gli austriaci, ma anche gli olandesi, i
tedeschi… Perché a Brescia si è potuto fare un termovalorizzatore
all’avanguardia, e da Roma in giù non si può? L’alternativa al grande
impianto è una serie di impianti piccoli, con minore impatto per il
paesaggio e per l’ambiente. Ma bisogna farli. Invece risulta più comodo
caricare tutto sui camion in partenza verso il Nord Europa: una tratta
che ha dato sollievo ma non risolto davvero l’emergenza napoletana degli
anni scorsi.
In questi giorni ho ricevuto moltissime mail sullo
scandalo rifiuti nella capitale. Ho preso qualche informazione e mi ha
colpito in particolare il rapporto di Legambiente, che non fa polemiche
politiche interessate ma ha messo sul tavolo un piano, articolato su
quattro punti.
Primo: estensione della raccolta «porta a porta» a tutta la città; un servizio che a Roma langue.
Secondo:
costruzione di almeno dieci impianti anaerobici per la gestione
dell’organico e la produzione di biometano. La frazione organica pesa
per circa il 30% del totale dei rifiuti urbani: a Roma, se si superasse
il 65% di raccolta differenziata come previsto per legge, sarebbe di
circa 500 mila tonnellate annue; per smaltirle sarebbero necessari 10-15
«digestori anaerobici» per il trattamento dell’organico e la produzione
di biometano. Impianti piccoli, a zero emissioni e miasmi.
Terzo:
costruzione di centri del riuso che anticipino le isole ecologiche,
intercettando gli scarti prima che diventino rifiuti, e dando la
possibilità di una nuova vita agli oggetti ancora potenzialmente utili:
si alimenterebbe così in maniera legale il mercato dell’usato, evitando
sprechi e traffici malavitosi.
Quarto: applicazione della tariffa
puntuale, secondo il principio «chi inquina paga». È una modalità di
tariffazione dei rifiuti già in campo con ottimi risultati in altre
città; ad esempio Parma.