venerdì 16 giugno 2017

Corriere 16.6.17
Wu e gli altri miliardari svaniti tra i giochi di potere a Pechino
Il tycoon del Waldorf Astoria e la campagna anticorruzione del presidente Xi
di Guido Santevecchi


PECHINO Un altro miliardario cinese è scomparso, finito in carcere senza comunicazione ufficiale. Questa volta si tratta di Wu Xiaohui, presidente del gruppo finanziario Anbang, che spazia dalle assicurazioni alle proprietà immobiliari e ha in portafoglio 300 miliardi di dollari, compreso il Waldorf Astoria di Manhattan comprato nel 2016 per due miliardi in contanti.
Wu Xiaohui è stato arrestato venerdì scorso, dopo che per settimane a Pechino erano circolate voci su un’inchiesta contro di lui. Dopo diverse smentite, il gruppo Anbang ha ammesso che il presidente «non è più in grado di svolgere i suoi compiti, per motivi personali».
Wu è un finanziere con ottimi contatti nel potere comunista: ha sposato una nipote di Deng Xiaoping, il timoniere dell’apertura all’economia di mercato. Ha fatto affari a Wall Street ed è stato recentemente in contatto con Jared Kushner, il genero e consigliere di Donald Trump. Secondo quanto si dice, l’inchiesta che ha portato in cella il capo di Anbang riguarda il sistema di finanziamento del gruppo, legato alle assicurazioni personali in Cina. Ma dietro sembra celarsi una battaglia politica in vista del 19° Congresso del Partito comunista, previsto per l’autunno.
La vita dei capitani d’industria a Pechino è avvolta spesso nel mistero e nell’intrigo. Quello di Wu Xiaohui è solo l’ultimo caso di regolamento di conti nel capitalismo statale cinese. Prima di lui è scomparso a gennaio Xiao Jianhua, prelevato da un grand hotel di Hong Kong in un’azione che aveva le caratteristiche di un rapimento: da allora il miliardario Xiao non è stato più visto o sentito. C’è stata un’altra mezza dozzina di casi di arresti, condanne o sparizioni da quando Xi Jinping ha lanciato la sua campagna anticorruzione, apprezzata dalle masse.
Questi oligarchi-mandarini sono stati coltivati dal Partito comunista che aveva bisogno di imprenditori abili e spregiudicati per fare il salto nell’economia di mercato. Ma quando passano la linea rossa, Pechino «scopre» la loro corruzione.
Da New York, dove si è rifugiato, il miliardario Guo Wengui continua a seminare accuse di malversazioni su diversi personaggi della nomenklatura, anche vicini al presidente Xi Jinping. Il 19° Congresso del Partito quest’autunno s’incentra sul tentativo di Xi di garantirsi il potere dopo la scadenza del mandato nel 2022. Un gioco al massacro per riempire le caselle del nuovo Comitato centrale. In questa partita i miliardari rossi possono essere pedine.