Corriere 15.6.17
Uno scambio elettorale tra le destre e il movimento
di Massimo Franco
Per
il momento, a beneficiare della virata anti-immigrati non sarà il
Movimento 5 Stelle che l’ha compiuta, ma probabilmente il centrodestra.
La controprova si avrà ai ballottaggi del 25 giugno per le elezioni
comunali. Il M5S sarà assente quasi del tutto. Dietro la mancanza di
indicazioni per i candidati del centrosinistra o del centrodestra, si
indovina la preferenza per i secondi. L’ostilità contro il Pd è più
forte di ogni preclusione ideologica. E dopo l’irritazione iniziale,
Lega e FdI sembrano gradire l’offensiva «d’ordine» della sindaca di
Roma, Virginia Raggi.
La componente più radicale del centrodestra
sente di poter sfruttare la deriva «leghista» dei Cinque Stelle per
ereditare una parte dei loro voti: un serbatoio forse decisivo contro la
sinistra. La possibilità che alle Politiche, a donare sangue e elettori
non saranno più i seguaci di Beppe Grillo a Matteo Salvini e Silvio
Berlusconi, ma il contrario, passa in secondo piano. L’imperativo è
battere un Pd che il centrodestra vede come avversario immediato, il M5S
come concorrente in prospettiva sul piano nazionale. Se poi da queste
affinità venate di xenofobia nasceranno anche alleanze, si vedrà.
Grillo
si muove come se ritenesse davvero di poter avere la maggioranza
relativa dei voti e dei seggi in Parlamento; dunque, di ricevere per uno
dei suoi l’incarico di formare un governo dal capo dello Stato, Sergio
Mattarella. Il tema dell’immigrazione candida i Cinque Stelle
all’alleanza con il Carroccio di Salvini: ma dettando loro le
condizioni. E su altri temi potrebbe emergere una convergenza con
frammenti di una sinistra in embrione, alternativa al Pd. Quello che si
indovina è la scommessa di Grillo sulla propria centralità dopo il voto
politico: con tutte le incognite che implica.
L’incontro di ieri
del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, con gli ambasciatori dei
ventisette Paesi dell’Ue non ha diradato le perplessità
sull’antieuropeismo. Il Movimento cerca di essere rassicurante. Ma su
moneta unica, Nato, adesione alle politiche della Commissione Ue rimane
sul vago: un’ambiguità che nasce dalla sua storia e dall’esigenza di non
disorientare un elettorato abituato al terzomondismo, a toni
anti-occidentali e filo-russi.
C’è da scommettere che, se la
marcia di avvicinamento al potere diventasse concreta, si assisterebbe a
nuove svolte, lo strappo sull’immigrazione è rivelatore, come lo sono
il «no» alla riforma del codice penale e l’astensione in Senato, che
equivale al voto contrario, sulla legge sullo «jus soli», il diritto di
cittadinanza per gli stranieri nati in Italia: un «no» condiviso con il
centrodestra. Il M5S è accusato dalla sinistra di inseguire i peggiori
istinti di un’Italia spaventata. Ma la corsa a destra non si fermerà per
questo.