venerdì 5 maggio 2017

Primarie Pd: Vince Renzi ma il popolo di sinistra si dilegua
Il Fatto quotidiano 4.5.2017
Fuga dalle Regioni rosse: cala il consenso del PdR
Un militante su due in Toscana, Emilia, Marche e Umbria diserta i gazebo
di Luciano Cerasa

Un partito in forte crisi di consenso. È questa la fotografia del Pd di Matteo Renzi che emerge dal voto delle primarie. Mentre si cristallizzano faticosamente i risultati, tra lentezze, dubbi di brogli e polemiche, appaiono sempre più fuori luogo i toni trionfalistici con cui nella mozione del futuro segretario continuano a propagandare una vittoria – schiacciante in termini percentuali ma deprimente in cifre assolute – sui due contendenti, Andrea Orlando e Michele Emiliano. Tra il primo segretario "fondatore" dieci anni fa del partito a "vocazione maggioritaria", Walter Veltroni e il leader del Pd di oggi, disponibile alle "larghe intese" con quel che rimane di Forza Italia, Matteo Renzi, ballano esattamente un milione 411mila 332 voti. NEL 2007 alle primarie di esordio, i cittadini che si misero in fila per votare furono tre milioni 554 mila 169. Veltroni si affermò con il 75,82% dei consensi e raccolse 2 milioni 694 mila 721 voti. Nel 2009 per i tre candidati Bersani, Franceschini e Marino andarono a votare 3,1 milioni di persone. Alle primarie 2017 il contatore della commissione elettorale dem si è fermato a un milione 848 mila 658 voti. Ma c'è chi giura nel comitato della mozione Orlando che 200 mila sono di troppo. Matteo Renzi se ne è aggiudicati ufficialmente un milione 283 mila 389. Se uscisse confermato dalle prossime elezioni politiche, la tendenza che si ottiene sovrapponendo, dal 2007 a oggi, le due parabole in discesa dei voti espressi alle primarie e di quelli depositati nei seggi elettorali "veri", il neo segretario dem Matteo Renzi potrebbe diventare a breve il liquidatore del Pd. Alle elezioni politiche del 2008, infatti, il partito guidato dal primatista delle preferenze Veltroni arriva al picco "storico"del 33%. Poi i dem cominciano a sprofondare di pari passo, nei gazebo e nelle urne. Alle primarie del 2013, vinte anche quelle da Renzi, partecipano 2,8 milioni di simpatizzanti. Il "rottamatore" raccoglie allora il favore di un milione e 895mila votanti, 483mila in più delle consultazioni di domenica scorsa. Alle Politiche dello stesso anno il Pd si ridimensiona drasticamente nel segreto dell'urna dal 33 al 25%. Segnali sconfortanti per la tenuta del Pd renziano arrivano anche dal territorio, dove sono più evidenti le cicatrici lasciate dalla fuoriuscita della sinistra ex diessina. Nelle Regioni "rosse" l'affluenza ai gazebo rispetto a 4 anni fa si è più che dimezzata. In Emilia Romagna hanno partecipato alla consultazione 216 mila elettori, contro i 405 mila del 2013. La disaffezione degli elettori tradizionalmente vicini all'area post-comunista del Pd sembra certificata anche dal risicato numero di preferenze racimolate dall'ex diessino ministro della Giustizia Orlando, ben introdotto nella regione rossa per eccellenza, che non è andato oltre il 21,5%. Stesso copione e affluenza a picco in Toscana, dove hanno votato poco più di 200mila persone. Nel 2013 furono 393mila a recarsi ai gazebo. Anche a Firenze ha disertato i seggi delle primarie circa il 50% dei cittadini che avevano partecipato alle primarie nella scorsa tornata. In Umbria questa volta hanno votato in 40 mila, circa il 40% in meno rispetto ai 71 mila del 2013. Votanti dimezzati anche nelle Marche: quattro anni fa votarono 93 mila persone, domenica scorsa 47.350. Ma anche nelle "bianche" regioni del nord la sfiducia dilaga. In Veneto i votanti alle primarie sono passati da 177 mila a 90 mila. In Friuli sono rimasti a casa 22 mila su 47 mila. Flessione anchein Lombardia, da 377 a 226 mila. Su quel che resta sventola la bandiera renziana. LA DISAFFEZIONE per le sorti del Pd si conferma nelle città. A Bologna si passa da 98 mila a 54 mila, Reggio Emilia da 55 mila a 30 mila, a Modena da 70 mila a 35 mila, a Livorno da 14 mila del 2013 ai 7 mila del 30 aprile. Votanti dimezzati anche a Roma, dove si sono recati ai gazebo in 77 mila contro i 150 mila del 2013. Tiene l'affluenza al Sud con alcune regioni in controtendenza. In Basilicata e Abruzzo si registra un aumento di votanti. La Puglia, l'unica regione dove non si afferma Renzi ma il governatore Michele Emiliano con il 62%, si è passati dai 123 mila elettori del 2013 ai 151 mila del
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