venerdì 5 maggio 2017

La polemica.
Il leader di Campo progressista: “Io mai in un listone Pd”.
Sui numeri delle primarie è scontro, orlandiani all’attacco.
Il caso Ercolano
Pisapia: inaccettabile il no a D’Alema.
E Prodi ricorda i suoi voti: quasi il triplo

La Repubblica 3.5.2017
di Giovanna Casadio
Roma.

Lite sui numeri. L'ultimo atto delle primarie del Pd di domenica è una baruffa sulle percentuali, che i supporter di Andrea Orlando contestano. I dati ufficiali della vittoria di Renzi alla segreteria li darà oggi la commissione che vigila sul congresso dem. Ma Lorenzo Guerini assicura che ci si potrà staccare di pochi decimali da quel 70,1% (1.283.380) di Renzi, dal 19,5% (357.526) di Orlando e dal 10,4% (192.219 ) di Michele Emiliano. Ma per gli orlandiani i numeri sono altri. Il ministro Guardasigilli – calcolano – ha ottenuto il 22,2%, Renzi il 68% e Emiliano il 9,8%. Orlando nega di volere fare polemiche: «I rapporti di forza sono ormai definiti». Ma tra i suoi c'è chi chiede il riconteggio dei verbali regione per regione. «Quanto tempo si può perdere? Tre, al massimo quattro ore» ragiona Sandra Zampa, che della mozione Orlando è portavoce. Numeri che poi disegnano l'Assemblea dei nuovi mille delegati, che si riunirà domenica. Ogni voto peserà, quando, ad esempio, si dovrà decidere la rotta del Pd e le alleanze. Mentre Massimo D'Alema torna all'attacco del segretario: «Renzi ha abbandonato tutti i valori della sinistra eccetto lo stalinismo », dice intervista su La7, respingendo anche l'accusa di tradimento («Io sono in pace con la mia coscienza perché non ho tradito i miei ideali, ho preferito seguire quelli piuttosto che il partito». E anche di D'Alema parla Giuliano Pisapia, leader di Campo progressista. «Non entrerò in un listone di partito unico e tantomeno del Pd», afferma l'ex sindaco che respinge i veti di Renzi proprio su D'Alema e Bersani: «Sono accettabili solo sulle cose da fare non sulle persone». E se il Pd non ci sta «faremo un centrosinistra alternativo» che però non si alleerà mai con Berlusconi o con i 5Stelle. Pisapia non esclude una sua candidatura alle politiche, ma non in una lista-recinto di fuoriusciti dem. Anche se, aggiunge, «la vera scissione del Pd sono stati i 3,5 milioni di voti persi». Gli sfidanti di Renzi denunciano anche la perdita secca di un milione di elettori alle primarie. Il dato è di 1.848.650 elettori ai gazebo. Nelle primarie del 2013 esattamente un milione in più. Romano Prodi poi, ricorda le "sue" primarie: nel 2005 andarono a votare 4 milioni di persone e «i miei voti furono quasi tre volte quelli di Renzi». Gli elettori si sono dimezzati nelle regioni roccaforte del centro mentre in crescita risultano nel Sud. A Ercolano però è polemica sul voto dei migranti a: «Quelli del centro di accoglienza San Vito ci hanno detto di votare Renzi, ci hanno portato con l'auto del centro e dato i due euro» dice uno di loro intervistato da Fanpage.it, aggiungendo di averlo fatto per ottenere un permesso di soggiorno. Ma il sindaco, Ciro Bonajuto, parla di «polverone». L'analisi del voto la farà Renzi nell'Assemblea di domenica. Si eleggera il nuovo presidente del partito, che dovrebbe andare agli orlandiani. In pole position tre donne:la ministra Anna Finocchiaro, Sandra Zampa e Barbara Pollastrini. ©RIPRODUZIONE RISERVATA