La Stampa 27.5.17
L’India inaugura il maxi ponte
Prova di forza contro la Cina
Dietro
il rilancio economico del Nord-Est la strategia di contrattacco di Modi
La struttura consentirà ai tank di avvicinarsi all’area contesa con
Pechino
di Carlo Pizzati
Tra le vette più alte
del mondo, nell’Himalaya al confine tra Cina e India, sono già arrivate
le tempeste dei pre-monsoni. Ma le bufere non sono solo meteorologiche
perché stanno addensandosi tensioni tra i due Paesi più popolati al
mondo, con più di 1,3 miliardi di abitanti ciascuno.
Così,
l’inaugurazione del ponte più lungo dell’India tra l’Assam e lo stato
confinante con la Cina, l’Arunachal Pradesh, dovrebbe essere una bella
notizia. E difatti il presidente Narendra Modi, nel celebrare tre anni
esatti al governo, ha dichiarato ieri che questo ponte è l’inizio di una
fase di rilancio economico del Nordest con autostrade, treni, canali,
aeroporti e potenziamento dell’Information Technology.
Quel che
non ha detto è che si tratta anche di un cambiamento di strategia
militare, in un botta e risposta che coinvolge un caccia indiano
schiantatosi sui monti dell’Assam, un viaggio del Dalai Lama nel nord
dell’India, le offerte misteriose di un «Kissinger cinese» e un
flettersi di muscoli in una disputa lunga un secolo, rafforzata dai
ritrovati nazionalismi tipici di questa nostra era.
Il ponte
Hazarika, lungo 9,15 chilometri attraverserà il fiume sacro Brahmaputra,
nell’Assam, consentendo ai carri armati indiani di raggiungere più in
fretta le zone di confine, su un’autostrada di duemila chilometri da
costruirsi nell’Arunachal Pradesh. Ma provate a pronunciare il nome di
questo stato indiano in Cina e vi diranno: «Intendi il Tibet del Sud?».
Pechino non riconosce questo stato, e lo reclama come suo. Non solo, si è
lamentata pubblicamente con l’India di aver concesso al Dalai Lama di
restarci per due settimane ad aprile.
Ponte e autostrada sono un
cambiamento di strategia significativo. Dopo la guerra del 1962, in cui
per 4 settimane la Cina sconfinò dimostrando il suo potere, l’India ha
adottato una strategia difensiva al limite del timoroso: non ha più
costruito strade nelle zone di confine perché, in caso d’invasione da
nord, per i cinesi sarebbe stato impraticabile conquistare le pianure
via terra. Così senza strade e commercio, le regioni si sono impoverite.
Ma
Modi ha cambiato gioco, finendo la prima di molte grandi opere rimaste
in sospeso, cui seguirà il ponte ferroviario più alto del mondo, 359
metri su un abisso nel Kashmir, e una linea di binari nelle isole
Andamane, nel Golfo del Bengala dove transitano navi cargo cinesi.
Non
sorprende allora il summit che il ministro degli Interni indiano ha
tenuto nel Sikkim, staterello montagnoso con meno di un milione
d’abitanti infilato tra Nepal, Bhutan e Cina. A Nathula, posto di
frontiera con la Cina, Rajanth Singh ha raccolto i governatori dei sette
stati di confine per dire loro, sotto lo sguardo severo dei gurkha:
«Alzate il livello di vigilanza. Ci sono state trasgressioni delle forze
cinesi in passato. E potrebbero esserci altri faccia a faccia. Dobbiamo
sviluppare le zone di confine per arginare l’emigrazione verso sud. Lo
faremo finanziando lo sviluppo di villaggi modello, mentre completiamo
le reti stradali».
È un cambiamento di rotta totale. Prima la
necessità di svuotare le zone cuscinetto con la Cina e renderle impervie
a una possibile invasione, ma rendendo anche difficoltoso il
pattugliamento. Ora la decisione di popolare il confine di strutture e
abitanti, ponti, strade, treni.
L’annuncio arriva proprio quando
il cosiddetto «Kissinger cinese», il rispettato diplomatico Dai Bingguo,
aveva commentato che se l’India fosse disposta a consegnare territori
nel «Tibet del Sud», il governo cinese avrebbe rivisto le sue posizioni
in «altre aree», ovvero a nord del Kashmir, in una territorio di 38mila
km quadrati che l’India reclama come suo. Scambio improponibile, al
momento.
Secondo S.K. Chatterji, analista indiano di sistemi di
difesa, la situazione si fa seria: «L’India si deve preparare per una
breve, ma intensa guerra nei prossimi anni. Riuscire a spostare le
risorse militari da un settore all’altro, a seconda delle minacce, è ora
importantissimo per le forze armate indiane. Il ponte sul Brahmaputra
aiuterà a muovere rapidamente mezzi e soldati lungo il confine con la
Cina».
In quella frontiera, tre giorni fa, è scomparso dai radar
un caccia Sukhoi-30 dell’aviazione indiana. Ieri è stato ritrovato
proprio sulla linea di confine con la Cina. Nessuna traccia dei due
piloti.