il manifesto 27.5.17
Jet Usa bombardano le famiglie dei miliziani Isis: 106 morti
Siria.
Tra le vittime 42 bambini. Dall'insediamento di Trump alla Casa Bianca,
si è moltiplicato il numero di morti tra Siria e Iraq. A monte maggiori
poteri al Pentagono e la volontà di riprendere il controllo della
situazione in Medio Oriente
di Chiara Cruciati
Due
raid, il primo giovedì sera e il secondo poco dopo la mezzanotte di
venerdì: la coalizione a guida statunitense ha ucciso almeno 106 civili,
di cui 42 bambini, a Madayeen, città occupata dallo Stato Islamico
nella provincia di Deir Ezzor in Siria.
Nel mirino alcuni edifici
in cui vivevano i familiari di miliziani dell’Isis, di origine siriana e
marocchina, secondo quanto riportato dall’Osservatorio Siriano per i
diritti umani, ong da anni schierata contro Damasco.
Lì, a
Mayadeen, le famiglie degli islamisti erano arrivate nell’ultimo
periodo, in fuga da Raqqa dove l’offensiva di terra delle Sdf (Forze
Democratiche Siriane) e i bombardamenti aerei hanno stretto il cerchio
intorno alla “capitale” del secidente califfato.
Per ora nessun
commento giunge da Washington. Parla solo il portavoce della coalizione,
il colonnello Dillon: ogni vittima innocente, ha detto, è «una
tragedia» aggiungendo però che è l’Isis che spesso usa i civili come
scudi umani.
Una «tragedia» che si ripete con una costanza
allarmante: giovedì il Comando centrale delle forze Usa ha ammesso la
strage di metà marzo a Mosul, quando venne centrato un palazzo e furono
uccisi tra i 100 e i 200 sfollati iracheni.
A tenere il bilancio è
l’ong Airwars: da gennaio (quando Trump si è insediato alla Casa
Bianca) il numero di civili uccisi da raid statunitensi tra Siria e Iraq
è lievitato. Oltre 450 a febbraio, 1.803 a marzo, 1.193 ad aprile e 871
fino a metà maggio.
A monte il rinnovato interventismo Usa: Trump
vuole tornare in pompa magna sul campo di battaglia, ufficialmente per
combattere l’Isis. Ma dietro sta la stringente fretta di riprendersi
l’influenza mangiata dalla Russia, obiettivo passato per Riyadh (con la
consegna di 110 miliardi di dollari in armi) e per un maggiore spazio di
manovra garantito al Pentagono.
Protesta l’Onu: «Gli stessi
civili che soffrono per i missili indiscriminati e le esecuzioni
sommarie dell’Isis – ha detto l’Alto Commissario ai diritti umani, Zeid
Ra’ad al Hussein – cadono vittime dell’escalation di raid aerei».
E
dà gli ultimi numeri: il 14 maggio 23 contadini sono stati uccisi dai
jet Usa vicino Raqqa, il 15 maggio 59 civili sono morti per lo stesso
motivo nel distretto di Deir Ezzor.