La Stampa 25.5.17
Renzi pronto a vedere Berlusconi
Legge
 elettorale, il segretario Pd disponibile a incontrare anche Grillo: 
“Ora o mai più” Accelerazione sul modello tedesco e sul voto a fine 
settembre, ma Alfano punta i piedi
di Carlo Bertini Ugo Magri
Non
 di nascosto ma alla luce del sole, Matteo Renzi è pronto a incontrare 
tutti gli altri leader. Tutti: compreso Silvio Berlusconi e, perché no, 
Beppe Grillo (se i Cinquestelle volessero farsi guidare da lui nella 
trattativa). Per parlare di legge elettorale e, qualora si delineasse 
una vasta intesa sul modello proporzionale «alla tedesca», del modo più 
rapido per concludere questa sfortunata legislatura. Gli incontri si 
susseguiranno fino a lunedì perché il giorno seguente Matteo vuole 
andare nella direzione del suo partito, tirare le somme e zittire gli 
eventuali malpancisti. C’è il clima tipico delle grandi vigilie e delle 
svolte ineluttabili.
Tutti ci credono
Ufficialmente il Pd 
tiene ancora vivo il «Rosatellum», mezzo maggioritario e mezzo 
proporzionale, con Renzi che chiederà ai suoi interlocutori cosa ne 
pensano. Ma conosce già la risposta: tutto il peggio possibile. Per cui 
passerà subito alla sostanza, cioè quel «tedesco» che ha sempre più 
ammiratori perché, come segnala la vecchia volpe Franceschini, «è 
l’unico treno capace di arrivare alla meta». Oltre a Pd , Forza Italia e
 Mdp, per un motivo o per l’altro non sono ostili M5S e Lega. Unico 
irriducibile rimane Alfano, che vede nella soglia del 5 per cento un 
sopruso ai suoi danni. Potrà da solo rappresentare il classico granello 
che blocca l’ingranaggio? In casa Renzi qualche ansia si coglie, perché 
l’alleato di governo non può essere preso a pedate. E poi, i tempi sono 
terribilmente stretti. Per votare il 24 settembre, insieme con la 
Germania, le Camere andrebbero sciolte entro luglio. Per quella data ci 
vorrebbe una legge elettorale già in «Gazzetta Ufficiale» e con i 
collegi ridisegnati: impresa da Guinness. Al momento la discussione si 
svolge in commissione alla Camera. Ben che vada, la legge arriverà in 
aula il 10 giugno. Poi passerà in Senato. Per rispettare la tempistica, 
l’intesa dovrebbe essere non solo blindata, ma fatta rispettare con la 
precisione di un cronografo elvetico. Il rischio che salti tutto è 
presente allo stesso Matteo: «Se a luglio dovesse essere bocciata la 
riforma, non se ne farebbe più nulla». Toccherebbe andare alle urne con 
le due leggi amputate dalla Consulta, previo un mini-decreto correttivo 
delle parti più inconciliabili. A Renzi tutto sommato non dispiacerebbe,
 perché con i «consultelli» il Pd ci guadagna. Ma è proprio questo che 
tiene sulle spine il Cav.
I dubbi di Silvio
Berlusconi ha 
due timori. Il primo è che Salvini e Meloni lo prendano di mira 
accusandolo di «inciucio» coi «comunisti». Per questo già mette le mani 
avanti e nega Patti del Narareno (Renzi, con più ironia, si scrolla i 
sospetti citando «Cara ti amo» di Elio e le Storie Tese: qualunque cosa 
lui dica, agli altri non sta mai bene). Berlusconi poi sospetta che 
l’altro tenti nuovamente di buggerarlo: questa volta sfruttando l’esca 
del sistema tedesco (che a Forza Italia fa gola) per andare al voto con 
l’altro sistema. Nonostante questi fantasmi, il clima tra i due eserciti
 è cameratesco. Rosato (capogruppo Pd) procede a braccetto con l’ex 
nemico Brunetta, il testo della legge lo stanno limando insieme. E 
casomai non si dovesse fare in tempo a votare il 24 settembre, già 
spunta un'altra data: il 22 ottobre. Il Colle teme che non ci sarebbe 
più tempo per approvare la Finanziaria entro l’anno, scatenando l’ira di
 Bruxelles. Per Renzi, è un problema che non esiste: pure Germania e 
Austria votano in autunno, ma con loro nessuno ha da ridire...
 
