La Stampa 25.5.17
Leadership italiana per la Libia
Nato nella coalizione anti-Isis
Nell’incontro
 con Mattarella riconosciuto il ruolo del nostro Paese Al pranzo con 
Gentiloni discusso di migrazioni, clima e commercio
di Paolo Mastrolilli
Gli
 Stati Uniti riconoscono il ruolo di leadership dell’Italia in Libia, 
sollecitano gli europei ad adottare un fronte comune per stabilizzare il
 Paese, e oggi chiederanno formalmente alla Nato di aderire alla 
coalizione anti Isis. Sono gli elementi fondamentali che emergono dalla 
visita del presidente Trump a Roma, frutto di mesi di lavoro, ma anche 
dell’accelerazione provocata dall’attentato di Manchester.
Una 
fonte autorevole della Casa Bianca conferma: «La Libia è emersa in tutti
 gli incontri di ieri. In particolare in quello con il presidente 
Mattarella, che il nostro presidente ha ringraziato molto per tutto 
quanto l’Italia sta facendo». La traduzione dal gergo diplomatico di 
questo ringraziamento è che Trump ha riconosciuto la sensibilità e la 
competenza di Roma sul tema, avallando quindi la nostra leadership nella
 gestione della crisi. L’Italia in realtà premeva da tempo affinché la 
situazione in Libia venisse considerata come una minaccia per la 
sicurezza di tutti gli alleati, e quindi ricevesse la stessa attenzione 
riservata alla lotta contro il califfato in Iraq e Siria. L’attentato di
 Manchester però, con il suo filo rosso che porta direttamente a 
Tripoli, ha aggiunto urgenza al problema. Washington naturalmente resta 
molto coinvolta nei due Paesi dove l’Isis è nata, e dove si sta 
svolgendo l’offensiva decisiva per annientarla, ed impedire che i suoi 
militanti sconfitti tornino in Europa e America per colpirle. Nello 
stesso tempo però, pur chiedendo all’Italia di guidare le iniziative di 
stabilizzazione, gli Usa restano impegnati a fornire supporto politico e
 militare. Sul primo punto, c’è convergenza sulla necessità di 
continuare a lavorare con il governo Sarraj, pur includendo il generale 
Haftar, le tribù, e le altre componenti della società libica. In questo 
quadro, Mattarella ha sollecitato un rafforzamento dell’azione 
mediatrice dell’Onu. Sul secondo punto, invece, la strategia americana è
 ancora in fase di revisione. Quando invece la delegazione americana ha 
segnalato al Quirinale la mancanza in certe occasioni di un’azione 
congiunta europea, si riferiva soprattutto alle incertezze generate 
dalla Francia, a volte impegnata a perseguire obiettivi in Libia che 
sembrano dettati dall’interesse nazionale, più che da quello comune. 
Questo equivoco però dovrebbe essere superato ora, con l’investitura che
 Trump ha dato a Roma, e verrà ribadita al G7 di Taormina.
La 
lotta al terrorismo era stata già al centro del colloquio con papa 
Francesco, ma il presidente l’ha presentata come «tema prioritario» 
anche al Quirinale, perché questo «è il pericolo principale per 
l’umanità». Il capo della Casa Bianca ha detto di essere rimasto molto 
scosso dal vedere «giovani dilaniati nel nome di una ideologia», 
sottolineando come l’attacco in Gran Bretagna sia stato «un’atrocità più
 sofisticata delle precedenti».
Nel vertice di oggi a Bruxelles, 
quindi, gli Usa chiederanno alla Nato di entrare formalmente nella 
coalizione anti Isis, come ha anticipato il segretario di Stato 
Tillerson. Il capo della diplomazia Usa ha detto che ci sono ancora 
resistenze da parte di alcuni membri, ma l’attentato di Manchester 
dovrebbe superarle definitivamente.
Durante il pranzo a Villa 
Taverna col premier Gentiloni, che la First Lady Melania ha salutato 
parlando l’italiano imparato quando viveva a Milano, la Libia ha 
occupato uno spazio meno preminente, perché i due leader ne avevano già 
discusso a Washington durante l’incontro del 20 aprile. Quindi si sono 
concentrati sui tre temi principali dell’agenda del G7: la «human 
mobility», cioè le migrazioni, il clima, e i commerci.
Sul primo 
punto, il vertice riconoscerà che gli spostamenti delle popolazioni sono
 un’emergenza globale che richiede una risposta strategica coordinata, 
non solo per i soccorsi, ma anche per lo sviluppo dei Paesi d’origine. 
Sul riscaldamento globale, così come aveva fatto il segretario di Stato 
Vaticano Parolin, Gentiloni ha ribadito l’importanza di tenere in vita 
gli accordi di Parigi, ma Trump ha risposto solo di non aver ancora 
preso una decisione. Il G7 finirà per riconoscere l’esistenza di 
posizioni diverse, senza però esasperarle. Sui commerci invece si è 
insistito sul tema della reciprocità e dell’equità, per evitare di 
scivolare nella trappola del protezionismo.
 
