La Repubblica 17.05.17
di David Brooks
Se l’uomo più potente del mondo agisce come un bimbo
Nel tempo Donald Trump ha dato idea di essere un leader autoritario in erba, un corrotto alla Nixon, un agitatore populista o un corporativista paladino della grande impresa. Ma dopo l'insediamento alla Casa Bianca ha concesso interviste dalla cui trascrizione vien fuori che, in fondo, non è nulla di tutto ciò. Fondamentalmente, Trump è infantile. Non ha imparato tre cose che si sanno già a 25 anni. L'immaturità sta diventando la nota dominante della sua presidenza, la mancanza di autocontrollo il filo conduttore. Innanzitutto, gli adulti sanno stare seduti in silenzio. Ma lui è un bimbo che gironzola per la classe. Le sue risposte non sono lunghe - 200 parole al massimo - ma salta di palo in frasca, per poi lagnarsi delle scorrettezze della stampa. Incapace di concentrarsi, è mal informato sulle sue stesse politiche e calpesta le sue tesi. Parla a ruota libera. È capace di promettere d'impulso la riforma fiscale quando il suo staff ha fatto ben poco a proposito. In secondo luogo, a vent'anni si ha già una certa consapevolezza di sé. Trump invece sembra avere costante necessità di approvazione, di cui va in cerca raccontando storie fantasiose ed eroiche. «In breve ho capito tutto quello che c'è da sapere sull'assistenza sanitaria», ha detto a Time. «Lo hanno detto in tanti che è stato il miglior discorsomai tenuto in quell'aula» ha dichiarato all'Associated Press riferendosi al suo intervento a camere riunite. A sua detta, Trump conosce le portaerei meglio della Marina militare. Nell'intervista all'Economist ha sostenuto di aver inventato l'espressione "priming the pump" (nota già nel 1933). È il campione dell'effetto Dunning-Kruger, la distorsione cognitiva che induce a sopravvalutare le proprie capacità. Pensava sarebbe stato acclamato per il licenziamento di Comey e che la copertura mediatica lo avrebbe premiato. È ora sorpreso che la realtà non corrisponda alle sue fantasie. In terzo luogo, da adulti si riesce a intuire l'impatto che si ha sugli altri, apprendendo arti sottili come la falsa modestia. Ma per Trump gli altri sono scatole nere che forniscono approvazione o disapprovazione. Di conseguenza è trasparente. Il che conduce al suo tradimento di una fonte di intelligence rivelando segreti ai suoi ospiti russi. A quanto sappiamo, non lo ha fatto con cattive intenzioni, ma per superficialità, in cerca dell'approvazione di chi ammira. La vicenda rivela però la pericolosità di un uomo vuoto. In genere si presume che dietro le parole di un presidente ci sia un processo parte di una qualche strategia. Ma le sue affermazioni non vanno necessariamente in una qualche direzione. Eppure il mondo intero impiega le sue capacità analitiche per capire un tizio con poche idee, che gli si accendono come lucciole in un barattolo. «Ci piacerebbe moltissimo capire Trump», scrive David Roberts su Vox. «Potremmo derivarne un certo senso di controllo, o la capacità di predire la sua prossima mossa. Ma se c'è il vuoto lì dentro?». E da quel vuoto è nata una leggerezza che con tutta probabilità ha tradito una fonte di intelligence e messo in pericolo un Paese. New York Times New Service (traduzione Emilia Benghi)