sabato 20 maggio 2017

La Repubblica 17.5.17
del corrispondente Enrico Franceschini





Elezioni in Inghilterra:
Il Labour di Corbyn alza il tiro, più tasse ai ricchi
Labour , un programma “radicale, ma responsabile” - Il leader: “Siamo noi la speranza contro la paura Tory”

Londra
Riesumando una vecchia battuta, il Labour va alle elezioni dicendo qualcosa di sinistra. Molto di sinistra: nazionalizzazioni di ferrovie, energia e acqua potabile, azzeramento delle rette universitarie (attualmente di 9 mila sterline l'anno), investimenti nelle infrastrutture per costruire più ospedali, scuole, case popolari. È il "manifesto del partito laburista", ossia il programma per le elezioni dell'8 giugno, con l'obiettivo di creare un paese che rappresenta gli interessi «di tanti, non di pochi», dice il suo leader Jeremy Corbyn, presentandolo a Bradford, nell'Inghilterra del nord. Qualcuno ironizza che ricorda il Manifesto di Marx ed Engels. Di sicuro è una piattaforma più socialista che socialdemocratica, come qui non se ne vedevano dal 1983: quando il Labour, con un programma analogo, subì una storica disfatta alle urne, ad opera di Margaret Thatcher. Corbyn sembra fiducioso di non subire la stessa sorte per mano di Theresa May. I conservatori commentano che è il ritorno alla sinistra "tassa e spendi" e non si può dire che abbiano torto: di spese nel programma laburista ce ne sono per 250 miliardi di sterline, spalmate su cinque ipotetici anni di governo. E gli aumenti delle tasse sono equivalenti: circa 50 miliardi di sterline l'anno in più. Da dove verranno, ovvero chi paga? «Il 5 per cento più ricco della popolazione », risponde il leader laburista. «Noi ci impegniamo a non alzare le imposte al 95 per cento dei contribuenti», spiega. «Ai restanti chiediamo un piccolo sacrificio. Sono i più benestanti, è giusto che diano qualcosa in più allo Stato». Il qualcosa in più si traduce in un incremento dal 40 al 45 per cento delle tasse per chi ha un reddito annuo lordo superiore a 80 mila sterline (100 mila euro) e fino al 50 per cento per chi ha un reddito sopra 125 mila sterline l'anno (150 mila euro). Il programma prevede inoltre una specie di "Robin Hood Tax" sui bonus di banchieri e grandi manager, per chi guadagna da 330 mila sterline annue (400 mila euro) in su. Soltanto questa minoranza di elettori potrebbe dunque essere scontenta: tutti gli altri non sono toccati dagli aumenti. In generale, commenta la Bbc, le misure annunciate da Corbyn sono popolari. Meno popolare, casomai, è il messaggero, cioè lui, che non piace a tutti. Nel manifesto, Corbyn ripete che bisogna accettare l'uscita dall'Unione Europea perché così il popolo ha deciso nel referendum, ma aggiunge che gli elettori dovranno scegliere tra la "Tories Brexit", diretta a fare della Gran Bretagna un paradiso fiscale con bassi salari, e una "Labour Brexit" che difenderà gli interessi dei lavoratori. In apparenza, un ragionevole compromesso. " For the many, not the few", per tanti non per pochi, è il suo slogan elettorale. Nei sondaggi, ha recuperato parte del distacco: da 20 a 14 punti dai conservatori. Se l'8 giugno eviterà una ripetizione del disastro del 1983, potrebbe già definirla una vittoria. ©RIPRODUZIONE RISERVATA