sabato 20 maggio 2017

Huffington Post 17.5.17
di Giulia Belardelli


Svolta radicale di Corbyn,
il nuovo Labour strizza l'occhio al populismo (ma teme la débâcle)

Un programma di sinistra radicale che però strizza l'occhio al populismo; una ricetta a base di nazionalizzazioni e un aumento della spesa sociale, scritta però con slogan che puntano alla pancia di un elettorato che vuole innanzitutto sentirsi rassicurato. Si presenta così il manifesto del partito laburista lanciato oggi dal leader dell'opposizione Jeremy Corbyn durante un evento a Bradford, in vista delle elezioni dell'8 giugno. Nazionalizzazione delle imprese di trasporti ed energia, patrimoniale sui grandi redditi, imposte più alte per le imprese e aumento della spesa sociale: questi i punti centrali del manifesto intitolato "For the many, not the few", "Ai tanti, non ai pochi". Per i laburisti si tratta di una corsa contro il tempo, con poche speranze. A poco più di venti giorni dalle elezioni volute dalla premier conservatrice Theresa May, il partito guidato da Corbyn – già minato da scontri e divisioni interne - rischia di andare incontro alla peggiore sconfitta di sempre: secondo sondaggi interni, il timore è di perdere fino a 120 seggi. Di qui il tentativo di "rebranding": addio "Terza via" blairiana, avanti un mix di sinistra radicale e populismo. La priorità, per i laburisti, è riconquistare la fiducia della working class. Solo il partito laburista negozierà un accordo per la Brexit che "mantenga i posti di lavoro" e che dia priorità di accesso del Paese al mercato unico e all'unione doganale, ha promesso Corbyn, sostenendo che solo il partito laburista ha un piano "sufficientemente ambizioso" per fare in modo che la Brexit "funzioni per i cittadini normali". "Abbandonando l'Ue, solo i laburisti negozieranno un accordo che preservi i posti di lavoro e la priorità di accesso al mercato unico, invece di gettare il Paese in una corsa verso il basso". Corbyn ha assicurato che un governo laburista "garantirà immediatamente" i diritti dei cittadini comunitari che vivono nel Regno Unito e ha promesso di invertire i setti anni di austerità nel caso in cui il partito vincesse le elezioni. Il programma, le cui linee essenziali erano già note da giorni ma che oggi sono state ufficializzate, prevede che in caso di vittoria del Labour, partirà un vasto piano di nazionalizzazioni nel settore dei trasporti (ferrovie e linee di autobus) e dell'energia. La Royal Mail, l'operatore postale del Paese, tornerà sotto l'ombrello dello Stato dopo la privatizzazione del 2013 voluta dal governo conservatore di David Cameron. Il Labour promette di aumentare di 6 miliardi di sterline i finanziamenti al sistema sanitario nazionale e di 1,6 miliardi la spesa sociale. Per finanziare queste misure Corbyn punta a mettere in atto una riforma fiscale che si concentra principalmente sull'aumento delle tasse alle imprese e ai redditi più alti, la cui aliquota dovrebbe passare dal 40 al 45% per i redditi annuali al di sopra delle 80 mila sterline e dal 45% al 50% per quelli superiori a 150 mila sterline. Nelle intenzioni del Labour anche l'aumento delle imposte sulle imprese, che dovrebbero salire al 26% contro il 20 attuale. Il manifesto laburista prevede anche la cancellazione della la cosiddetta "tuition fee", la retta per l'iscrizione alle università e l'investimento in edilizia popolare, con la costruzione di un milione di nuove case. "La gente vuole un sistema che dia vantaggio a molti, non ai pochi - ha detto Corbyn nel suo applauditissimo intervento - mentre negli ultimi sette anni il popolo britannico ha vissuto l'esatto contrario, un Paese fondato sugli interessi delle élite, dei ricchi e dei privati. La missione del Labour nei prossimi cinque anni è cambiare tutto questo", ha concluso il leader laburista. A poco più di 20 giorni dal voto, la convention di Bradford appare come l'ultimo, disperato tentativo di risalire la china di fronte a sondaggi impietosi. Secondo le ultime rilevazioni di Survation, commissionate da Good Morning Britain TV, i conservatori della May continuano a salire e sono oggi al 48%, contro uno scarso 30% del Labour. Crescono anche i liberali democratici (Libdem), in posizione centrista, che si attestano all'8%: anche in questo caso, a un punto percentuale in più rispetto alla passata rilevazione. Gli unici a rimanere inchiodati, almeno fino alla 'svolta' di oggi, sono proprio i laburisti. Presto sapremo se le novità annunciate oggi da Corbyn basteranno a ridimensionare una sconfitta che rischia di essere la più bruciante di sempre. Un'analisi del Guardian spiega come il successo della May nel presentare il Tory come "il partito del lavoratori" sia alla base della rovinosa caduta nei sondaggi del Labour. La premier ha iniziato questa operazione di "rebranding" del partito già dalla convention dell'ottobre scorso. La sua insistenza su un "governo per tutta la nazione" e sulla tutela dei diritti dei lavoratori durante e dopo la Brexit si è rivelata vincente, forse anche oltre le sue stesse aspettative. Durante questa campagna elettorale Corbyn è riuscito a fare qualcosa in cui persino Ed Miliband aveva fallito, scrive il quotidiano britannico: perdere il sostegno non solo della maggioranza dei lavoratori specializzati del Regno Unito (la classe sociale denominata C2 nei sondaggi) ma persino di quelli semi-specializzati e non specializzati e dei disoccupati (raccolti tutti insieme nella classe DEs). Gli ultimissimi sondaggi mostrano che i conservatori godono di un vantaggio enorme sui laburisti (55% a 29%) tra il primo gruppo, ma che anche nel secondo i Tory sono in vantaggio (40% a 36%). In base all'ultimo sondaggio Guardian/ICM, i laburisti sono in vantaggio solo tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni (57% contro 22%), gli studenti (65% a 16) e gli elettori non bianchi (40% a 38) - gruppi che però registrano livelli di affluenza sempre più bassi.