Il Sole 25.5.17
Musei, il Tar Lazio boccia le nomine di Franceschini. «No a stranieri»
La sentenza del Tar
"Occorre che durante le prove orali sia assicurato il libero ingresso al locale”
di Antonello Cherchi
Il
 Tar del Lazio ha inferto un duro colpo alla riforma dei musei voluta 
dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. Con due sentenze 
depositate ieri, i giudici hanno bocciato la nomina di cinque dei venti 
direttori dei super-musei. È, però, l’intero meccanismo a vacillare, 
perché il Tar ha ritenuto che non ci fossero le condizioni per aprire le
 selezioni a candidati internazionali e sette dei direttori sono 
stranieri, tra i quali quelli del parco archeologico di Paestum e del 
Palazzo Ducale di Mantova, interessati direttamente dal verdetto del 
Tar.
La palla passerà al Consiglio di Stato
La riforma 
Franceschini ha, tra l’altro, assegnato a una serie di musei - venti in 
prima battuta, ai quali se ne sono poi aggiunti altri dodici - la piena 
autonomia organizzativa, scientifica, finanziaria e contabile e ha 
indetto una selezione internazionale per scegliere i direttori. I primi 
venti istituti hanno iniziato a funzionare con la nuova veste da 
dicembre 2015 e i risultati del nuovo corso si possono già apprezzare in
 termini di numero di visitatori e di iniziative. Si tratterà ora di 
vedere se le censure del Tar resisteranno al vaglio del Consiglio di 
Stato, poiché è presumibile che il ministero ricorrerà in appello presso
 Palazzo Spada. Se così fosse, la riforma Franceschini dovrà riportare 
le lancette indietro e rimettere mano a tutte le nomine.
I ricorsi
Secondo
 i giudici della sezione seconda-quater del Tar, infatti, le procedure 
di selezione sono viziate in più punti, come è stato evidenziato nella 
disamina dei due ricorsi, uno presentato da una candidata alla direzione
 di Palazzo Ducale e della Galleria Estense di Modena e l’altro di un 
candidato al ruolo di direttore di Paestum e dei musei archeologici di 
Taranto, Napoli e Reggio Calabria. Si poteva, infatti, correre per più 
posizioni.
Nella prima e più articolata sentenza (n. 6171/2017) i 
magistrati hanno puntato il dito contro i criteri di valutazione dei 
candidati ammessi, dopo la selezione dei titoli, al colloquio, dal quale
 è scaturita, per ciascun museo, una terna sulla base della quale il 
ministro e il direttore generale dei musei hanno poi scelto il 
direttore. Criteri dalla natura «magmatica», che non consentono, hanno 
scritto i giudici, di «comprendere il reale punteggio attribuito a 
ciascun candidato». Censura riproposta anche nell’altra decisione (la n.
 6170).
«No a cittadini stranieri»
Ci sono, però, altri due 
motivi proposti dalla prima ricorrente e ritenuti fondati dal Tar. 
Intanto, il fatto che il colloquio sia avvenuto a porte chiuse (alcuni 
candidati sono stati sentiti, senza la presenza di uditori estranei, via
 skype perché in Australia o negli Stati Uniti). Invece, ha sottolineato
 il Tar,«occorre che durante le prove orali sia assicurato il libero 
ingresso al locale». Infine, il bando «non poteva ammettere la 
partecipazione al concorso di cittadini non italiani», perché nessuna 
norma derogatoria consente al ministero di reclutare dirigenti pubblici 
Oltralpe. La conseguenza è che le selezioni dei cinque musei interessati
 sono annullate, con «inevitabile travolgimento “di riflesso"» degli 
atti di nomina degli attuali direttori.
 
