venerdì 5 maggio 2017

Il Manifesto Alias 29.04.2017
Via della Seta a Torino
di Luciano Del Sette


La mappa all'ingresso della mostra forse vi deluderà, ma certamente vi farà capire come stavano le cose. Prima di entrare, anche per voi, la Via della Seta che dall'Europa portava al Sud est Asiatico e alla Cina era una e una soltanto. La mappa sbriciolerà le vostre certezze e la romantica definizione, Seidenstraße, Via della Seta nell'idioma tedesco, coniata nel 1877 dal barone Ferdinand von Richthofen. Erano invece quattro le vie, tre di terra e una marittima. Migliaia di chilometri e di miglia. Già che ci siamo,mettiamo fine a un altro mito. Nessuno o quasi, sia nell'antichità che ai tempi delle grandi spedizioni, percorse queste vie da un capo all'altro. Nessuno o quasi partì, ad esempio da Genova o Venezia, arrivando in un solo tragitto a Chang'an, l'attuale Xi'an, capitale dell'impero per dieci dinastie. Ci si muoveva su percorsi per così dire brevi, usufruendo di una rete stradale che con il trascorrere dei secoli si dotò di un vero e proprio sistema di strutture di accoglienza e approvvigionamento. Le relazioni e gli scambi commerciali avvenivano principalmente lungo le regioni del bacino del fiume Tarim (nello Xinjiang) e della Transoxiana, corrispondente oggi a Uzbekistan e Kazakistan; sugli snodi di Samarkanda, Bukhara e del Pamir; sull'area che dall'Iran arrivava alla Penisola Arabica e al Mar Mediterraneo. Le vie, la Via, erano Babele di lingue, razze, fedi, nazionalità, dove si incrociavano mercanti, religiosi, delinquenti, diplomatici, uomini di scienza; dove si contrattavano merci, si ottenevano informazioni, si imparava a conoscere culture e tradizioni altrui. Verso Occidente od Oriente si attraversavano deserti, pianure, catene montuose, senza cognizione precisa di connessioni e collegamenti. Periodi di splendore. Le vie, la Via,ebbero due periodi di particolare splendore. Con il secondo Impero cinese, alla fine del VI secolo, e la pax sinica, la capitale Chang'an divenne il fulcro di una fortissima espansione territoriale ed economica che aprì nuovi orizzonti a carovane e navi; divenne il luogo di partenza, la meta da raggiungere. La presenza straniera in Cina aumentò a dismisura, tanto che Chang'an, due secoli dopo, arrivò a contare un milione di abitanti e circa centomila residenti da oltreconfine. Il secondo periodo aureo coincise con il regno di Kublai Khan, che mise fine alla lunga instabilità iniziata dopo la morte di Gengis Khan, nel 1227. Il Khanper antonomasia aveva unificato le tribù mongole, lasciando un impero di ventisei milioni di chilometri quadrati. Sotto Kublai arriveranno a trentatré. La Via fu riaperta e gli scambi commerciali non solo ripresero,ma prosperarono. Il calo dei prezzi delle merci asiatiche favorì l'Europa,spianando il cammino verso la Cina a personaggi quali Giovanni da Pian del Carpine, autore della Historia Mongalorum. Marco Polo fu tra i pochissimi a raggiungere il Celeste Impero portando a compimento l'intero viaggio, e il suo Milione alimentò le ipotesi e le rotte delle esplorazioni del XV secolo. Il mondo, grazie alla Via, divenne sempre meno sconosciuto. Lo descrissero con crescente minuzia di particolari, ad esempio il planisfero quattrocentesco di Fra'Mauro e, dal '500 al '600, le mappe e i resoconti del gesuita Matteo Ricci. E poi? Scrive l'accademico Louis Godart nell'introduzione al catalogo della mostra «Negli anni Sessanta del Novecento la magica espressione 'Via della Seta' sarà ripresa da archeologi e storici. Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso l'Unesco, attenta a rilevare i rapporti interculturali, esalta il concetto per evidenziare i legami tra l'Estremo Oriente, in particolare la Cina, l'Asia Centrale e il mondo occidentale. Parallelamente la nozione si allarga perché esistono anche vie marittime della seta, e abbraccia tutti i paesi bagnati dal Mare della Cina, dall'Oceano Indiano e dall'Atlantico». Una cintura. È questo il passaggio che conduce alla Nuova Via della Seta, progetto per nulla metaforico e romantico, promosso dal governo cinese. Yidai yilu, 'Una cintura e una via', il suo nome, tradotto in inglese con l'acronimo OBOR, One Belt, One Road. Obiettivo la cooperazione tra i paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa, sessantacinque in tutto, cioè il 70% della popolazione terrestre,il 55% del PIL globale e il 75% delle riserve energetiche sul pianeta. Risultato? Quando il progetto si concretizzerà, Pechino vedrà crescere i suoi commerci di 2500 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. In quest'ottica, il presidente Xi Jinping, oltre ad avviare un imponente piano di riforme in vari settori, ha creato la Asian Infrastructure Investment Bank, alternativa alla Banca Mondiale, con la partecipazione di cinquantasei nazioni tra cui l'Italia. Il Fondo perla Via della Seta finanzierà con quattromilamiliardi di dollari la costruzione di aeroporti, autostrade, linee ferroviarie, oleodotti. Il patto tra Asia ed Europa, nelle concrete intenzioni di Xi, si contrapporrà ai trattati commerciali TTIP e TPP, attraverso i quali gli Stati Uniti, mediatori protagonisti, puntano a limitare i rapporti tra Asia ed Europa. Main sponsor della mostra è il Gruppo Shane, primo produttore di tè Tiguanyin in Cina, ventitré chilometri quadrati di piantagioni nel Fujian. Superfluo domandarsi se abbia già indossato la cintura Yidai e stia camminando sulla Nuova Via della Seta.

Dall'antica alla nuova Via della Seta MAO, Museo di arte Orientale, via San Domenico 11, tel.0114436927, fino al 2 luglio, info maotorino.it. È possibile effettuare visite guidate, idea da prendere seriamente in considerazione, prenotando allo 0115211788. Il costo aggiuntivo è di cinque euro. Altro piccolo e redditizio investimento è il catalogo, 35 euro, oltre quattrocento pagine, per approfondire la storia della Via. Prezioso nei saggi introduttivi, restituisce il percorso della mostra attraverso centinaia di splendide fotografie. (lds)