sabato 20 maggio 2017

Il Fatto quotidiano 19.5.17
Di Sabrina Provenzani

La May si butta a sinistra per “scippare” Corbyn
Il programma elettorale della premier
strizza l’occhio ai laburisti indecisi  


Londra

Le 84 pagine di programma elettorale presentate ieri da Theresa May ad Halifax forse non rivoluzioneranno il Regno Unito, ma potrebbero dare uno nuovo corso al partito conservatore. Come promesso appena nominata, la May punta sul supporto alla working class, tramite una ridistribuzione di reddito e opportunità e il rifiuto del mercato selvaggio e del 'selfish individualism". Da Londra e dal sud-est, ricchi, alle aree più svantaggiate; dagli stranieri agli inglesi: dai nonni ai nipoti. " Vogliamo che la gente sappia che il successo nella vita dipende da loro, dal loro impegno, dalle loro capacità e non dalle loro origini". Lo dice la figlia di un parroco di provincia, che ha frequentato una grammar school, si è laureata ad Oxford e ha abilmente tessuto una tela che l'ha portata a guidare la quinta economia del mondo. L'intervento più sorprendente colpisce i pensionati più abbienti, che vedranno ridotto l'incremento Pensionistico annuale, dovranno pagarsi alcune cure e perderanno il diritto al contributo statale per l'energia. Mossa di grande coraggio politico, perché è proprio quello il bacino elettorale sicuro dei Tories. La May fa la scommessa rischiosa di alienarseli e questo significa due cose: conta su un ampio vantaggio elettorale e vuole andare a prendersi i voti dei Labour dimostrando che ha la forza politica di attaccare i propri simboli. Convinto il sostegno al settore pubblico: 8 miliardi extra di investimento nel Servizio Sanitario entro il 2022-23, 4 miliardi di investimenti nella scuola, colazione gratis alle elementari. Introdotte misure per proteggere i diritti dei lavoratori, con una forma di rappresentanza sindacale anche nelle società quotate. Ma la tassazione per le società scende al 17% entro il 2020 (oggi è al 19). C'è poi l'aspetto nazionalista, su posizioni Ukip: immigrazione sotto le 100mila unità all'anno, raddoppio della 'tassa" per assumere personale non europeo (sarà estesa a tutti i non-inglesi dopo Brexit?), maggiori costi medici per lavoratori e studenti stranieri. QUANTO A BREXIT, conferma l'uscita dal mercato unico ma anche la ricerca di una "partnership profonda e speciale che includa accordi di libero scambio e doganali". In conferenza stampa un giornalista ha chiesto, con un chiaro richiamo al thatcherismo: possiamo parlare di "Mayismo"? "Non c'è alcun Mayismo" ha detto il primo ministro. "Solo un buon, solido conservatorismo, che mette gli interessi del Paese e dei lavoratori comuni al centro di tutto quello che facciamo al governo". Eppure, in questa visione c'è molto di lei, della sua formazione, del suo entourage storico, composto di conservatori di estrazione popolare; e una rottura con l'eredità di Margaret Thatcher, che puntò sui servizi finanziari per salvare il partito e il Paese, e impose l'idea che la working class dovesse rinnegare se stessa e ambire a diventare middle class. © RIPRODUZIONE RISERVATA