sabato 20 maggio 2017

Il Fatto Quotidiano 17.05.17
di Elena Marisol Brandolini

Pedro Sánchez “conte di Montecristo” e la vendetta sui socialisti che lo tradirono

Il Partido Socialista Obrero Español ha celebrato il suo primo e solo dibattito fra i 3 candidati alla segreteria generale, l'ex segretario Pedro Sánchez, la presidente della comunità andalusa Susana Díaz e l'ex lehendakari basco Patxi López. Il Psoe, nonostante la crisi del bipartitismo spagnolo, è uno dei pochi partiti socialisti in Europa ormai ad avere ancora un futuro elettorale, sempre dato testa a testa con Podemos. Anzi, un ultimo sondaggio realizzato per El Mundo, lo vedrebbe addirittura recuperare il consenso perduto dal 2011 in poi, ritornando ai valori precedenti la nascita di Podemos e Ciudadanos. Questo nel caso in cui Sánchez tornasse a guidare il partito e si presentasse come candidato a elezioni generali. Il risultato delle primarie interne, che si terranno domenica, segnerà il futuro del socialismo spagnolo. La disputa tra i candidati è più che mai accesa, giacché la raccolta delle firme tra gli scritti si è polarizzata, come previsto, tra Díaz e Sánchez, ma con una differenza di appena 6.000 firme. E questo non era scontato, tenendo conto che la dirigente andalusa ha con sé l'apparato e la vecchia guardia del partito. E il dibattito tra i candidati, celebrato curiosamente nel giorno in cui ricorre il sesto anniversario del movimento degli Indignati, è stato tutto attorno al passato, alle dimissioni di Sánchez da segretario e all'astensione del Psoe al governo di Rajoy. COME FORSE NON POTEVA essere altrimenti, trattandosi di un evento subito e mai elaborato dal corpo del partito. Perciò, nonostante l'appello di López all'unità, si è assistito a un recriminare continuo tra Sánchez, per cui "la questione è curare o rendere cronica l'astensione al PP" e Díaz, che ha accusato l'ex segretario di avere ottenuto "il peggiore risultato elettorale, per colpa del suo essere ondivago". Difficile fare previsioni su chi vincerà. Com'è stato osservato, Sánchez con il suo ritorno - la vendetta del Conte di Montecristo, l'ha definita il giornalista Enric Juliana - incarna la rivolta della base contro i notabili del partito e ha perciò possibilità di affermarsi. O per dirla in altri termini, come ha scritto il dirigente della sinistra socialista José Antonio Tapias, "C'è partita perché c'è Partito".