Il Fatto 28.5.17
“In piazza contro chi imbroglia i lavoratori e la democrazia”
Maurizio
Landini Il leader dei metalmeccanici Cgil contesta il ritorno dei
voucher: ieri era il giorno del referendum poi saltato
di Luciano Cerasa | 29 maggio 2017
“Il
17 giugno intendiamo riempire piazza San Giovanni a Roma di lavoratori e
di cittadini che manifestano per difendere la Costituzione, lo facciamo
non per dividere ma per unire questo Paese partendo dalla convizione,
sancita nella nostra Carta, che attraverso il lavoro si afferma il
diritto e la possibilità di vivere con dignità: la democrazia è sotto
attacco”. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ritrova i
toni delle grandi occasioni e chiama i lavoratori, i pensionati e tutti
i cittadini a mobilitarsi. Il casus belli che riporta la Cgil in piazza
dopo aver sperimentato la via legislativa con la raccolta delle firme
ai banchetti per promuovere i referendum, è l’emendamento che il governo
ha presentato sabato scorso nella manovra di aggiustamento dei conti
pubblici all’esame del Parlamento. Una norma che reintroduce di fatto i
voucher nei sistemi di retribuzione delle prestazioni lavorative anche
nelle imprese. “Siamo davanti a un attacco alla democrazia – tuona
Landini – perché con un imbroglio si è impedito alle persone di
esprimersi e di decidere, come dice la Costituzione.
Oggi (ieri,
ndr) si sarebbero dovuti celebrare i referendum chiesti dalla Cgil dopo
aver raccolto 3 milioni di firme, vi sentite presi in giro?
Non
siamo noi ma il Paese intero a essere stato preso in giro, siamo di
fronte a una logica da imbroglioni: il 21 aprile hanno emanato un
decreto di abolizione dei voucher per superare il voto dei referendum,
il presidente del Consiglio disse che lo avevano fatto per non dividere
il Paese; il ministro del Lavoro promise poi che avrebbe aperto un
confronto con le parti sociali, ma nessuna convocazione è arrivata e a
metà maggio si inventano un emendamento di reintroduzione dei voucher
infilandolo in una manovra sui conti pubblici.
La ministra Finocchiaro dice che non sono voucher e chi li chiama ancora così è un bugiardo.
In
realtà sono ancora peggio di quelli vecchi, quando li estendi alle
imprese con meno di cinque dipendenti, che sono la stragrande
maggioranza nel nostro Paese, si sta introducendo un’altra forma di
lavoro che non è un contratto; non esistono le imprese occasionali, si
tenta di tornare a una logica commerciale del lavoro, senza più diritti
né tutele e senza possibilità di impugnare gli atti se serve. Un altro
imbroglio come le famose “tutele crescenti” con cui dicevano di aver
sostituito l’articolo 18.
Il segretario del Pd, Mattero Renzi, però se ne chiama fuori, dice che è una partita totalmente giocata dal governo.
Stiamo
assistendo a un balletto: in Commissione l’emendamento è stato
presentato da parlamentari del Pd e si conferma che anche il governo
Gentiloni e quello Renzi – che poi sono la stessa cosa – tutte le volte
che fanno norme sul lavoro non ne discutono con nessuno e producono
provvedimenti dannosi che aumentano la precarietà. Il Pd dice che va
votato, addirittura con Forza Italia e con la Lega. La verità è che
questi sono quelli dell’Ape e del Jobs act e che avevano detto che
sarebbero andati via dalla politica e sono ancora lì a distribuire a
pioggia un sacco di soldi pubblici.
Anche papa Francesco fa
riferimento alla Costituzione per richiamare gli imprenditori a non
soggiacere solo alla logica del profitto: è il sindacato che si fa
ecumenico o viceversa?
Certo è molto significativo che il Papa
mandi da Genova un messaggio forte a favore della dignità e del valore
sociale del lavoro proprio mentre in Parlamento una parte del Pd,
all’opposto, fa questo provvedimento. Cgil e Fiom devono mettere al
centro del loro impegno la democrazia e il lavoro come ci ha ricordato
papa Francesco.
Cosa proponete a quei settori dell’economia che chiedono comunque una regolamentazione?
Abbiamo
depositato da tempo in parlamento la proposta di una Carta dei diritti,
per ottenere uno statuto di tutte le forme di lavoro dignitoso e
tutelato: pensione, salute, equa retribuzione, partecipazione alle
scelte sono diritti non contrattabili.
Pare che il provvedimento avrà la strada spianata anche al Senato.
La
partita non è chiusa, ci appelliamo al presidente della Repubblica,
alla Corte di Cassazione e alla Consulta perché intervengano e
chiederemo, con una raccolta di firme che partirà nei prossimi giorni
nelle piazze e in tutti i posti di lavoro, il rispetto dell’articolo 75
della Costituzione. Dobbiamo denunciare l’imbroglio e difendere la
democrazia.