Pagina 99 28 aprile 2017
Così parlò e ancora parla Zarathustra
Non possiamo non dirci zoroastriani, pare. La Bbc rintraccia in una delle religioni più antiche del mondo le radici di moltissimi fenomeni della cultura occidentale. Secoli prima che Dante scrivesse la Divina commedia, un viaggio dall’inferno al paradiso era stato scritto da un pellegrino che adorava Aura Mazda. Il suo profeta Zoroastro avrebbe colpito la fantasia di Raffaello, che addirittura lo dipinge nella Scuola di Atene, e degli alchimisti tedeschi del XVII secolo. Zadig, il personaggio che dà il nome a uno dei racconti filosofici del padre dell’illuminismo Voltaire, narra l’epopea di un eroe zoroastriano. Da Goethe a Thomas Moore, da Mozart a Freddy Mercury, da Richard Strauss a Stanley Kubrick passando per Nietzsche tutti avrebbero attinto o offerto qualche tributo a questa antica cultura iraniana. Un’eco se ne ritrova persino nella contemporanea cultura dei consumi. Ai costruttori delle torri del silenzio dobbiamo i nomi la casa di moda Zadig & Voltaire e l’azienda automobilistica giapponese Mazda, ma anche la leggenda del semidio che trionfa sulle tenebre che anima l’ultima saga di Game of Thrones e la battaglia cosmica che oppone le forze della luce e quelle dell’oscurità in Star Wars.
Una religione che nasce in Persia all’inizio del primo millennio avanti Cristo per opposizione all’invasione delle popolazioni indoarie di religione induista che ha dato vita a quell’idea di dio unico che è stata poi raffinata da tutte e tre i grandi monoteismi: ebraismo, cristianesimo e islam. Anche l’inferno, il paradiso, il giorno del giudizio, l’eterna lotta tra il male e il bene e l’opporsi tra una divinità della luce (Ahura Mazda) e una delle tenebre (Ahriman) sono concetti che per la prima volta appaiono sugli altopiani iranici ben prima che i greci ci insegnassero la logica con cui ragionare. Vien proprio da dire: «Così parlò Zarathustra».