Il Fatto quotidiano 27.04.2017
La sinistra si prepara al listone “modello 2013”
Strategie Da Bersani agli ex Sel si ricostituisce la coalizione
“Italia Bene Comune”.
Pian piano arriva pure Giuliano Pisapia
di Tommaso Rodano
Sarà l’effetto Mélenchon. O il piano inclinato che inizia dalle primarie di domenica –
la nuova incoronazione di Renzi – e conduce al voto anticipato in tempi più o meno
rapidi. Quale che sia la ragione, la sinistra italiana sembra aver scoperto all’improvviso
la voglia di rimettere insieme i pezzi, e soprattutto la necessità di preparare una lista comune
in vista delle politiche. Gli indizi sono diversi, e sono arrivati tutti insieme. L’intervista di Massimo D’Alema al l’Huffington Post il giorno dopo il voto francese, quella di Giuliano Pisapia a Repubblica
ieri, poi l’intervento di Nicola Fratoianni in risposta a D’Alema, l’incontro a porte chiuse
tra Pisapia e i gruppi parlamentari di Mdp e quello pubblico, nel pomeriggio, tra Pierluigi
Bersani e Pippo Civati. Non ci si nasconde più: la stessa area politica che era partita ad inizio legislatura (nel 2013) sotto l’insegna “Italia Bene Comune”, dopo anni di rottamazione renziana e scissioni sempre più molecolari dentro e fuori dal Parlamento, è finalmente pronta a ricompattarsi alla sinistra dell’ex premier (che nel frattempo l’ha spogliata di buona parte dell’elettorato).
Il primo a parlarne in termini espliciti, dicevamo, è stato D’Alema: “Auspico una fase
costituente che porti a un movimento unico, aperto e plurale che unisca Articolo 1, Sinistra
italiana, Campo progressista, con l’obiettivo di creare una forza in grado di incidere”.
Gli ha risposto Fratoianni: “D’Alema propone un punto di vista interessante e voglio evitare
che il suo appello cada nel vuoto. L’unità della Sinistra è importante, certamente,
ed è altrettanto vero che presentarsi alle elezioni politiche con tre o quattro liste a sinistra
del Pd potrebbe essere poco intelligente”. La condizione – spiega poi al Fatto – è che il
nuovo incontro sia nel segno di una “radicale discontinuità” rispetto alle politiche renziane.
Ce l’ha con Giuliano Pisapia. L’ex sindaco nell’intervista di ieri si era prestato a un ultimo appello a Renzi per una legge elettorale con premio di coalizione, nell’ottica di una (inverosimile) rinascita del
centrosinistra a guida Pd. L’ex premier ha risposto picche, confermando la totale indifferenza
a tutto ciò che sopravvive alla sua sinistra: ha stabilito con rinnovata spavalderia che
il vincitore delle primarie di domenica (ovvero lui medesimo) sarà anche il prossimo candidato
a Palazzo Chigi. Gli altri si organizzano di conseguenza. I confini del Campo progressista già coincidono, in pratica, con quelli di Articolo 1. Pisapia ha prima sfilato con Bersani, Roberto Speranza, Enrico Rossi e Francesco Laforgia al corteo milanese del 25 aprile, poi ha riunito i gruppi parlamentari di Mdp al Capranichetta, di fronte a Montecitorio. L’ex sindaco – sottolinea qualcuno tra i contraenti
della “nuova”sinistra – si sta autocandidando a prenderne la guida. Ma per trovare quel nome c’è tempo. Pippo Civati invece aspettava questo momento da due anni, da quando ha mollato il Pd renziano per primo, in splendida solitudine. “Ora facciamo un centrosinistra che va da Boccia a Che
Guevara”. Per Boccia intende Francesco, deputato (ancora) Pd e sostenitore di Michele Emiliano.
Il trionfo di Renzi nelle primarie – è convinto Civati, e non solo lui – provocherà nuovi smottamenti in uscita dal Pd. Intanto il fondatore di Possibile incontra Bersani: “Prepariamo giorni migliori”. Si dicono d’accordo su prossima (ennesima) “costituente” della sinistra. Per Civati, “possiamo iniziare anche domani”.
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