sabato 29 aprile 2017

La Repubblica 27.04. 2017
Le Scelte dei Partiti
di Goffredo De Marchis

Il retroscena. Accelera la costruzione di un nuovo soggetto che sfiderà i dem alle elezioni. “Non deve essere né una riedizione della Ditta ex Ds né un listino di sinistra”. L’obiettivo di coinvolgere Prodi e Letta. I bersaniani offrono la guida all’ex sindaco di Milano
Giuliano lavora al “nuovo Ulivo” dopo Mdp in arrivo Boldrini e Grasso. Civati interessato e ipotizza l’arrivo di Boccia. “Difficile tenere insieme lui e Che Guevara, con un buon programma ci si può riuscire”
ROMA.
Laura Boldrini, com’era naturale. Ma anche Pietro Grasso, meno scontato. «La finestra di una coalizione con il Pd si chiude, mi pare. Prepariamoci a fare il centrosinistra da soli», dice Giuliano Pisapia in un incontro a porte chiuse a Roma. La lista a sinistra del Pd accelera e vede bene i presidenti delle Camere nel proprio recinto. Per dimostrare che è largo, aperto, non solo rosso, comprende movimentisti come Pippo Civati, uomini della vecchia ditta come Bersani e D’Alema ma anche figure istituzionali. Quindi, non estremista, credibile, alternativa di governo. Ci vorrebbe la carezza di Romano Prodi nel nome appunto non di una Cosa di sinistra ma di un soggetto più colorato. Nessuno si azzarda a fare il nome del Professore, a tirarlo per la giacca. Lo fa Pier Luigi Bersani evocandolo per dimostrare la miopia del Pd renziano: «Il Partito democratico è poco generoso. E sembra voglia coltivare l’autosufficienza. Ecco, se gli passasse davanti il nuovo Prodi sono convinto che gli direbbe “ciao ciao”». Il nuovo Prodi, per ora, è lo stesso Pisapia. Appare come un federatore riconosciuto da tutti, al netto delle divisioni sempre in agguato quando ci si muove nel campo ulivista. «Ma l’unità della sinistra è ineluttabile, risponde alla forza delle cose - confidava Bersani ieri ai suoi fedelissimi -. Tutto spinge a prendere un’iniziativa politica vera». Per questo, ricorda l’ex segretario, il partito degli scissionisti si chiama Movimento Articolo 1. Va verso qualcosa di nuovo. Mai pensato di andare da soli, sono nati per creare un’alleanza con altri. E per trovare sponde fuori dalla Ditta che significa ex Pci. Enrico Letta è un altro sogno nel cassetto. Era tutto pronto da due mesi, racconta chi ha partecipato dietro le quinte all’impresa. Hanno seguito il percorso Roberto Speranza, Maurizio Migliavacca, Massimo D’Alemae e altri. Bisognava soltanto aspettare la mossa di Matteo Renzi. «Abbiamo apprezzato molto la prudenza di Pisapia - spiega un bersaniano -. Era giusto dialogare prima con Renzi. Ma la mosse di Matteo sono facili da indovinare, le capirebbe anche un bambino». Quindi sapevano che dal probabile segretario del Pd sarebbe arrivata la porta in faccia all’idea di una coalizione. Ora si può navigare in mare aperto. Pisapia leader sembra andare bene anche a Civati, uno che in nome della coerenza dice di no a quasi tutti, rifugiato nella sua creatura Possibile dopo aver preso il 15 per cento alle scorse primarie dem. «Ci sono arrivati tardi ma ci sono arrivati. Non possiamo frammentarci e una sinistra unita può persino rubare voti ai 5stelle, quelli che erano del Pd e che al Pd non torneranno mai». Il capogruppo di Mdp Francesco Laforgia non ha esitazioni: «Se Giuliano è disponibile può tenere insieme le varie anime di questa forza». Con l’allora sindaco di Milano Laforgia, da segretario cittadino del Pd, ha lavorato prima alla vittoria poi all’amministrazione della città. «Pisapia può essere la chiave per unire ed è un volto fresco. Sicuramente dobbiamo superare - dice Laforgia - il perimetro angusto della vecchia Ditta». Sì, ma come? Aprendosi ai movimenti, alle associazioni, alle esperienze civiche. Secondo Laforgia, tenendo fuori Sel e tutte le anime della sinistra radicale «perchè il pericolo di rifare la Sinistra arcobaleno va assolutamente scongiurato». Civati fiuta il rischio: «Non è semplice mettere insieme Che Guevara e Francesco Boccia, ma con un programma ci si può riuscire». Boccia non è citato a caso. Molti, nella lista di centrosinistra, sono convinti che dopo le primarie altri usciranno dal Pd, soprattutto dallo schieramento che sostiene Michele Emiliano. Oggi sembra tutto già scritto: la vittoria di Renzi domenica, il suo no alle coalizioni, la nascita della lista rossa che punta a riformare lo spirito del centrosinistra. Ma il percorso non è stato così lineare. Pisapia è stato sensibile alle sirene renziane di un’alleanza col Pd o addirittura di una sua presenza nelle liste dem. Gli scissionisti sapevano di non poter tornare a braccetto con l’ex premier. Però l’appello del leader di Campo progressista nel colloquio con Repubblica, è apparso un tentativo disperato di coalizzarsi con chi non ha intenzione di farlo mantenendo fermo il principio di una corsa tra liste e non tra coalizioni. E ieri Pisapia ha vissuto male le parole di Renzi. «La finestra di un dialogo con lui si è chiusa - ha detto nella riunione con parlamentari e consiglieri regionali -. Rifacciamo il centrosinistra. E se Renzi vuole fare il Macron italiano avremo ancora più spazio».
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