La Stampa 8.2.16
Abbandonati o in strutture inadeguate
Il futuro degli internati resta difficile
Molti sindaci si oppongono all’apertura delle residenze speciali
Gli psichiatri: c’è il rischio che diventino luoghi di detenzione
di Paolo Russo
«S’unn
a finisci ti mannu a Barcellona». Al manicomio criminale. Ieri ha
chiuso l’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. «Tra
una decina di giorni trasmigreranno in comunità terapeutica anche gli
ultimi 13 internati rimasti», assicura Nunziante Rosania, direttore
dell’ex Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Ignazio Marino,
prima di indossare la fascia tricolore a Roma, mostrò all’Italia le
immagini di uomini e donne legati in letti di contenzione tra escrementi
e sporcizia. Un’interrogazione parlamentare del Ds Michele Anzaldi,
chiede conto di una ritardata chiusura giudicata «scandalosa». Tra pochi
giorni si chiuderà un’era. Una lunga marcia iniziata nel ’78 con la
legge Basaglia che decretava la fine dei manicomi. Arrivò però solo
vent’anni dopo, quando l’allora ministro della sanità, Rosy Bindi, firmò
la chiusura degli ultimi rimasti. Mentre per gli Opg bisognò aspettare
il 2015.
«Missione compiuta», dichiara soddisfatto il commissario
di governo per la chiusura degli ex manicomi criminali, Franco Corleone.
«In poco più di un anno abbiamo ricollocato 601 internati nelle Rems
(Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria, ndr),
che hanno un massimo 20 letti e abrogano il regime di detenzione ma
forniscono assistenza psichiatrica. Hanno lavorato bene: lo dimostrano i
222 pazienti dimessi perché guariti», dichiara anticipando i dati della
relazione che presenterà al Parlamento dopo la scadenza del suo
mandato, il 16 febbraio.
Gli psichiatri la vedono diversamente.
«Un po’ per carenza di risorse, un po’ per l’opposizione di tanti
sindaci, i posti nelle Rems sono insufficienti. Così tanti ex internati
sono finiti abbandonati a loro stessi ai domiciliari o alloggiati in
comunità terapeutiche non attrezzate per il disagio mentale, a contatto
con persone che hanno magari problemi di tossicodipendenza e che
finiscono così per non essere a loro volta seguire come si dovrebbe»,
spiega Bernardo Carpiniello, Presidente eletto della Società italiana
psichiatria. Che però punta l’indice anche contro la magistratura,
colpevole «di intendere le Rems come luoghi detentivi alternativi agli
Opg anziché di cura, dove il paziente rimane per il periodo stabilito
dalla Sanità anziché dalla Giustizia». E che anche questa sia la causa
dei 200 ex internati in lista d’attesa per le Rems lo conferma il
commissario Corleone, che per risolvere il problema chiede «maggior
coordinamento tra Sanità, Giustizia, Regioni e rappresentati di Rems e
detenuti». Che le cose non siano andate tutte per il verso giusto lo
racconta proprio l’ex Opg di Barcellona, che tra i suoi “ospiti” ha chi
nel 2009 prese a martellate due anziani riducendoli in fin di vita. «A
parte un caso, qui rimasti sono tutti pazienti che non danno particolari
problemi e che possono essere accolti nelle comunità terapeutiche che
nella provincia hanno già dato la loro disponibilità», assicura il
direttore. Ma un operatore dell’ex Opg che vive ogni giorno a contatto
con i 13 superstiti racconta di «ex internati usciti dalla porta e
rientrati dalla finestra come detenuti comuni in osservazione
psichiatrica dopo aver commesso reati come violenza domestica e in
qualche caso carnale».
Questo perché chi è uscito non ha trovato
l’assistenza di cui aveva bisogno. Anche se ora il direttore Rosania
annuncia di aver firmato un protocollo d’intesa con l’Asl di Messina per
migliorare l’assistenza psichiatrica dei nuovi detenuti che
continueranno ad arrivare in osservazione.