La Stampa 7.2.17
Un nuovo patto con il Pd
Verdini: a noi la presidenza della commissione banche
Renzi vede sfumare l’ipotesi del voto a giugno
di Francesca Schianchi
L’allarme
al Senato è scattato già da qualche tempo. Rischio di voti risicati,
stallo totale sulla presidenza della Commissione Affari costituzionali,
lasciata vacante dalla ministra Finocchiaro ormai quasi due mesi fa. Una
preoccupazione che ha superato il livello di guardia la settimana
scorsa, quando per eleggere il candidato dem per la Corte dei Conti, il
professore messinese Antonio Saitta, molto stimato dalla Finocchiaro,
sono mancati circa quaranta voti. La rinuncia a portare Denis Verdini e
il suo gruppo Ala al governo pesa, e i democratici se ne stanno rendendo
conto. Tanto da correre ai ripari: ieri, nel tardo pomeriggio, il
capogruppo Luigi Zanda e il vicesegretario Lorenzo Guerini si sono
incontrati con Verdini e il presidente del suo gruppo, Lucio Barani.
Obiettivo, trattare una qualche forma di sostegno al governo Gentiloni,
per garantirgli più stabilità lì dove, a Palazzo Madama, i numeri sono
stati ballerini per tutti gli esecutivi fin dall’inizio della
legislatura.
La richiesta di Verdini e dei suoi, esclusi dalla squadra
di governo, è stata precisa: la presidenza della futura Commissione
d’inchiesta sulle banche, da destinare a Enrico Zanetti, già
viceministro dell’Economia nel governo Renzi. Una richiesta che il Pd
non pensa di accontentare, ma che negli ambienti renziani ha acceso una
lampadina: «Se nasce, questa Commissione deflagra come una bomba»,
sussurrano. Perché sono convinti che non dovrebbe indagare solo sui casi
più recenti di banche in difficoltà, ma andare indietro di molti anni, e
in varie zone del Paese, dalla Puglia al Veneto. Risalire anche a
operazioni vecchie di anni, su cui come la pensi Renzi non è un mistero:
«Monte dei Paschi è stato ridotto così da una politica impicciona, che
era la sinistra di questo Paese», disse qualche mese fa a «Porta a
porta». E non solo: «Si vuole una Commissione – è tornato sul tema
qualche giorno fa in un colloquio col «Corriere della Sera» – che usa
come parafulmini Banca Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di
Ferrara e di Chieti. Ma in realtà vedo un disegno forte per allargare il
campo a Bankitalia e Consob», e per farlo in un anno particolare, visto
che a novembre scade il mandato del governatore Visco. Si tratterebbe
insomma di rovistare in operazioni vecchie e nuove, individuare
responsabilità, denunciare colpe o omissioni, «e tanti avrebbero di che
temere», sono certi i renziani.
Un passaggio delicato che potrebbe
spingere molti, secondo loro, a rinviare questo momento a dopo una
campagna elettorale. E l’unico modo per farlo, ragionano, è andare a
votare al più presto. E’ così che la singolare richiesta di Ala ha
schiuso agli occhi del segretario e dei suoi un’inattesa speranza di
voto anticipato, proprio nei giorni in cui l’ipotesi delle urne si sta
inesorabilmente allontanando. Nonostante i contatti costanti degli
ambasciatori renziani con gli altri pezzi di maggioranza – da Orlando a
Franceschini – come di minoranza – Speranza ed Emiliano – così come con
gli ambienti di Berlusconi, sta crescendo il timore di non farcela ad
anticipare la chiamata al voto: «Una cosa è un’intesa sulla legge
elettorale, altra cosa quella sui tempi del voto», ammetteva ieri
sconsolato uno sherpa. Obbligatorio è tentare un’intesa in Parlamento -
«se il Colle ti chiede di provarci e non lo fai, non va bene» - ma la
sensazione del segretario è di essere sempre più solo, convinto com’è
che il paletto messo dai grillini per votare l’Italicum ritagliato dalla
Consulta anche al Senato (togliere i capilista bloccati) nasconda il
timore di votare per non pagare il caso Raggi.
Ora però,
inaspettatamente si apre lo spiraglio della Commissione banche. «Per due
anni il caso Banca Etruria ha coperto mediaticamente qualunque altro
caso per via del caso Boschi: ma Banca Etruria è una piccola banca,
vediamo cos’altro salta fuori», sibilano minacciosi dalle parti di
Renzi. Convinti che il grimaldello per andare a votare possa averglielo
fornito il vecchio amico Denis.