La Stampa 7.2.17
Israele, la Knesset approva la legge che regolarizza gli insediamenti in Cisgiordania
La
Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato ieri a tarda sera, con
60 voti favorevoli e 52 contrari, la legge per la legalizzazione degli
insediamenti ebraici su terre private palestinesi. Il provvedimento, che
ha spaccato in due il Paese, arriva dopo il drammatico sgombero
dell’avamposto di Amona, mercoledì scorso, dove 42 famiglie hanno dovuto
lasciare le loro case per l’applicazione di una sentenza della Corte
suprema di Gerusalemme.
Il provvedimento, spinto dai partiti di
destra della coalizione al governo, in particolare Focolare ebraico del
ministro dell’educazione Naftali Bennett, punta a prevenire altri
sgomberi del genere, ma va contro la comunità internazionale, a partire
dall’Onu, che vede negli insediamenti un «ostacolo» al processo di pace
con i palestinesi. Il premier Benjamin Netanyahu ha comunque deciso di
accelerare, ieri, al termine dell’incontro con il primo ministro Theresa
May a Londra, dove fra l’altro ha discusso delle minacce missilistiche
dell’Iran. In un primo momento, il premier sembrava deciso a rimandare
il voto, ma fonti del suo partito hanno fatto sapere che la tempistica
era legata al necessario coordinamento con gli Stati Uniti, anche in
vista del vertice con Trump il 15 febbraio a Washington. Netanyahu, da
Londra, ha specificato che gli Usa erano stati «avvertiti».
La
legge si propone di «regolarizzare gli insediamenti in Giudea e Samaria
(cioè la Cisgiordania) e consentire il loro continuo stabilirsi e
sviluppo». Il provvedimento agisce in forma retroattiva, stabilisce un
meccanismo di compensazione per i proprietari palestinesi dei terreni su
cui sono stati costruiti insediamenti o case: potranno ricevere un
pagamento annuale pari al 125% del valore dei terreni per 20 anni o, in
alternativa, altri terreni a loro scelta dove è possibile. Ma il
Procuratore generale Avichai Mandelblit, assieme ad altri, ha messo in
guardia sul rischio che l’approvazione della legge possa portare Israele
davanti alla Corte Penale dell’Aja su iniziativa palestinese.[gio.
sta.]