Repubblica Roma 7.12.16
E il “caso Berdini” scuote la giunta “Troppe divergenze pronti alla revoca”
Dalle Torri dell’Eur allo Stadio di Tor di Valle perplessità sulle scelte dell’assessore urbanistica
di Giovanna Vitale
ESAUTORATO.
Privato del “dossier stadio”, sul quale l’amministrazione grillina è
impantanata da mesi. Avvisato di sfratto a mezzo stampa: se non fai come
diciamo noi, ti cacciamo. Una velina diffusa ad arte per far capire al
diretto interessato che i giochi sono finiti.
«L’assessore
all’Urbanistica Paolo Berdini potrebbe presto lasciare la giunta Raggi»,
batte a mezzogiorno l’Adnkronos. Un’indiscrezione senza fonte né firma,
ma con una provenienza certa: il Campidoglio. «La decisione sarebbe
stata presa — prosegue il take — nel corso di una riunione tenuta lunedì
sera, alla quale hanno partecipato la sindaca e i suoi più stretti
collaboratori». Rilanciata a stretto giro dall’Ansa, secondo cui
«l’assessore sarebbe in bilico, rumors di palazzo Senatorio lo darebbero
in uscita».
Un avvertimento chiaro, che suona come un aut aut: o
l’esponente meno organico e più indipendente dell’esecutivo grillino la
pianta di far sempre di testa sua e si adegua alle indicazioni del
Movimento, oppure può già considerarsi un ex. Lui, al lavoro nei suoi
uffici all’Eur, cade dalle nuvole: «Non ne so niente e non me ne vado.
Sì, ci sono stati dei dissidi, ma nulla che non si possa risolvere»,
taglia corto al telefono. Butta giù, furibondo: «Smentite subito o vi
sputtano», intima al capo ufficio stampa della Raggi. La sindaca capisce
che butta male, si consulta coi fedelissimi e frena. Il putsch
fallisce. Ma non tramonta. Ci vorrà ancora qualche giorno, pare.
La
crisi di giunta — la seconda in cinque mesi dopo le dimissioni a catena
rassegnate a settembre dal capo di gabinetto Raineri, dall’assessore al
Bilancio Minenna e dai vertici di Ama e Atac — è dunque solo rinviata.
Avviata però con modalità che la dicono lunga sul clima che si respira
sul colle della politica romana.
Il blitz matura nella notte tra
lunedì e martedì. Nella piccola Protomoteca si è appena concluso
l’incontro dei consiglieri con il Raggio Magico: oltre a Virginia, il
vice Frongia, il caposegreteria Romeo, il responsabile del Bilancio
Mazzillo; manca solo Marra, ancora in ferie. Piatto forte: lo stadio
della Roma a Tor di Valle. Sono tutti irritati con Berdini (lasciato di
proposito all’oscuro del summit), lo accusano di essere troppo autonomo,
«decide sempre tutto da solo». Dallo stop alla riqualificazione delle
torri dell’Eur alla prosecuzione della metro C verso Corviale. Ma
soprattutto di voler imporre la sua idea sull’impianto giallorosso. Che
ha finito per spaccare in due la maggioranza. Da un lato i supporter
dell’assessore, che vorrebbero stravolgere il progetto, autorizzando
solo 350mila metri cubi di cemento rispetto ai 650mila previsti;
dall’altro, Frongia e i suoi seguaci che, temendo penali, suggeriscono
di apportare solo qualche modifica, lasciando sostanzialmente tutto
com’è.
Una discussione accesa, alla quale partecipano due avvocati
esterni, presentati come amici di Mazzillo: in punto di diritto —
spiegano — il via libera dato a suo tempo dall’amministrazione Marino si
può revocare. Lo stesso film delle Olimpiadi. La sindaca ascolta, poi
sollecita ai legali un parere scritto, chiedendo di raccordarsi con
l’avvocatura capitolina. La quale però ha finora sostenuto il contrario:
sullo stadio non si può più tornare indietro.
L’incontro finisce.
Raggi si ritira coi fedelissimi. Decide di avocare a sé il dossier:
tratterà personalmente con la Roma. E mette al punto il piano per far
fuori l’assessore. Poi sfumato. Per ora.