Repubblica 9.12.16
Quasi un programma di governo nella frase di Di Battista sugli irregolari da espellere
Linea dura sui migranti così Grillo sfida Salvini e si prepara alle urne
di Alessandra Longo
ROMA.
Fuori dall’Italia, accompagnati alla frontiera, espulsi, ricacciati da
dove arrivano, deserto, bidonville, miseria comunque. È la linea dura
dei Cinque Stelle che affiora. È stato Alessandro Di Battista,
simpaticamente detto Dibba, a esibire i muscoli in un’intervista
pubblicata da
Repubblica: «Chi è privo di diritto d’asilo in
questo momento storico deve essere espulso...». In questo momento
storico, ha precisato. Come dire: adesso tira quest’aria qui. E noi
Cinque Stelle ci acconciamo all’esistente. Con una precisazione. Sempre
Di Battista: «Il termine espulsione non deve essere ricondotto alla
destra, alla sinistra, o alla xenofobia». Il Movimento è pragmatico. In
tema di immigrazione, con le elezioni più vicine, meglio non lasciare
praterie alla Lega.
Considerando che al 1° gennaio 2016, l’Ismu
(Istituto per lo Studio della Multietnicità) dava una stima di 435 mila
immigrati irregolari presenti sul nostro territorio, le “deportazioni”
evocate in scioltezza da Dibba non sarebbero di facile gestione. Ma
questa è un’altra storia. Quel che conta è il messaggio. Che deve essere
lanciato e poi sapientemente abbandonato, come una bottiglia nel mare,
perché navighi da solo nei canali della Rete. Ilvo Diamanti paragona il
Movimento Cinque Stelle ad «un autobus»: gli elettori salgono con
diversi obiettivi e destinazioni, al caso scendono sostituiti subito da
altri passeggeri. In «questo momento storico», l’autobus non può non
intercettare l’umore medio degli utenti. Grillo ha lanciato da tempo
l’allarme: «Attenti, gli immigrati portano Ebola!».
I Cinque
Stelle si posizionano sull’argomento immigrazione. Anche dividendosi (un
terzo degli elettori del Movimento si definisce di
centrosinistra/sinistra), com’è successo per l’abolizione del reato di
clandestinità, gradita alla base degli iscritti, ma subito avversata dai
padri fondatori Grillo e Casaleggio senior. Era il 2013 quando due
senatori, Andrea Cioffi e Maurizio Buccarella, fecero passare in
Commissione Giustizia lo stop al reato di clandestinità. Grillo e
Casaleggio scrissero sul blog a quattro mani, furibondi: «Se durante le
elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione di questo reato, il
M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico...». Ecco il
pragmatismo, va’ dove ti porta il vento, va’ dove prendi più voti.
Matteo Renzi sembra di un altro pianeta. Ha disposto il recupero di
centinaia di cadaveri intrappolati nel relitto di una nave affondata
solo per dare loro una dignità postuma. Ma non è questa l’aria che tira.
Il
Movimento, che ha fatto della trasversalità la sua fortuna politica,
sul tema dell’immigrazione non aveva finora forzato troppo. Virginia
Raggi è riuscita a fare campagna elettorale a Roma, città ad alta
densità di campi Rom, senza infilarsi nel ruspe sì ruspe no. Da
sinistra, Stefano Fassina le riconosce, fino a prova contraria,
«equilibrio»: «Laura Baldassarre, il suo assessore alle Politiche
Sociali, ha una storia nei Movimenti di solidarietà, e sta lavorando
seriamente». Linea dura o tolleranza, dialogo o muscoli? Di Battista,
con la sua frase sulle espulsioni, sembra sciogliere il nodo.
Il
collettivo Wu Ming ha provato a decifrare il «grillismo»: «Il nocciolo
criptofascista - così dal Blog Giap - è avvolto da fitti banchi di
nebbia e fuffa. Il modo in cui il movimento descrive se stesso trasuda
di quella retorica dei «processi dal basso» che il grillismo ha avuto in
dote dai movimenti altermondisti di inizio secolo... ». Analisi
raffinata che si mescola con una realtà meno elegante. Ne sa qualcosa,
ad esempio, la presidente della Camera Laura Boldrini che si è vista
affibbiare da un utente del gruppo Facebook «M5S» una sorella minore,
Luciana, impegnata a «gestire 340 cooperative che si occupano di
assistenza agli immigrati». Falsa la notizia e falsa anche la foto della
presunta sorella, in realtà l’attrice Krysten Ritter. Migliaia di
«like», però: «Ecco spiegato perché la Boldrini vuol far entrare in
Italia i migranti!». Incoraggiate, le tossine viaggiano e si
moltiplicano nel web. E il Paese beve in silenzio razzismo a buon
mercato.