Repubblica 8.12.16
Quanto conta la voce dei cittadini
Un terremoto ha colpito domenica il sistema politico italiano
di Stefano Rodotà
Un
terremoto ha colpito domenica il sistema politico italiano. Ne ha
sbriciolato il vertice, come dimostrano le immediate e inevitabili
dimissioni del Presidente del Consiglio, e la conseguente crisi di
governo. Ha bloccato il tentativo di impadronirsi della dimensione
costituzionale facendola diventare affare di parte. Non ha certificato
la sconfitta di una persona, ma il fallimento di un progetto politico.
Questo
progetto manifestava una forzatura evidente, e pericolosa, perché
negava sostanzialmente la dimensione costituzionale come terreno comune
di confronto, non riducibile alle esigenze della mera attualità
politica. La risposta popolare, affidata a un No che ha assunto
dimensioni inattese, impone ora di considerare il modo in cui si
intrecciano democrazia rappresentativa e democrazia diretta. Una nuova
legge elettorale, di conseguenza, non dovrebbe soltanto assicurare la
governabilità sulla quale tanto si insiste, ma garantire anche quella
rappresentatività che la Corte costituzionale, nel giudicare illegittimo
il Porcellum, ha individuato come necessario principio di riferimento.
Intanto,
dal mondo sindacale, con particolare convinzione, arrivano indicazioni
importanti, affidate a scelte impegnative e, in più di un caso,
innovative. È stata imboccata con determinazione la strada
dell’intervento diretto dei cittadini. La Cgil ha raccolto più di tre
milioni di firme su temi di particolare rilievo, che già occupano un
posto importante nella discussione pubblica. Si tratta della
cancellazione di norme del cosiddetto Jobs Act – quelle riguardanti i
voucher, divenuti sempre più strumento del precariato; la disciplina
delle forme di reintegro nei casi di licenziamenti illegittimi, dopo
l’abrogazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori; e le norme
sulla responsabilità solidale nei contratti di appalto. L’anno prossimo
ci porterà dunque una stagione in cui la voce dei cittadini si farà
sentire con particolare intensità.
Questa novità deve essere
seriamente considerata perché conferisce una ulteriore, forte
legittimazione all’istituto del referendum, divenuto ormai sempre più
centrale nell’intero processo istituzionale. Una dinamica, questa, che
esige certamente una continua riflessione critica, ma che tuttavia non
può poi tradursi in una diffidenza che spinga a non dare il giusto
rilievo a quelli che sono sempre più spesso rilevanti dati di realtà. E
non può divenire l’occasione o il pretesto per non misurarsi fino in
fondo con le trasformazioni che già il nostro sistema ha conosciuto
proprio per effetto del moltiplicarsi delle occasioni in cui la
decisione finale contempla un diretto protagonismo dei cittadini. Il
fatto che il più grande sindacato italiano abbia deciso di affidarsi al
referendum per dar seguito concreto a sue iniziative assai impegnative
rappresenta una innovazione significativa per il processo istituzionale
nel suo complesso. La stessa eventuale sottolineatura di possibili
rischi o effetti negativi è parte di una corretta analisi realistica,
che tuttavia non può giustificare disinteresse o addirittura rifiuto di
una novità così rilevante. Si deve piuttosto considerare il fatto che la
prossima stagione politica sarà accompagnata da strategie nuove dei
diversi soggetti sociali e, quindi, dalla messa a punto di forme
politiche coerenti con questi cambiamenti. Il sindacato si sta muovendo
con modalità che inducono a ritenere che intende riprendere quel ruolo
in largo senso istituzionale che gli era stato lungamente congeniale e
che si era venuto indebolendo, o addirittura perdendo, in una stagione
che ha visto la dichiarata ostilità del governo verso i corpi intermedi
fino a escludere la legittimità stessa della loro consultazione. Si sta
operando una continua e progressiva modifica delle condizioni che
rendono possibile le stesse forme dell’azione collettiva e le loro
modalità. Una eventuale disattenzione sindacale per questi mutamenti
avrebbe come effetto una perdita di peso e di evidenza del sindacato
stesso.
Diventa in questo modo chiaro che non si può perseguire
una artificiosa separazione tra l’insieme del sistema e le sue diverse
componenti, isolando e privilegiando solo, o quasi esclusivamente,
quelle in cui si esprime direttamente la funzione di governo. La
presenza sindacale, in particolare, contribuisce a riportare
l’attenzione sul merito delle questioni e a liberare almeno in parte la
fondamentale materia costituzionale dall’impronta personalistica che ne
ha finora marcato persino eccessivamente la discussione. Nessuna
politica sociale può assumere consistenza in un contesto in cui unico, o
comunque principale, riferimento rimanga il solo governo.