Repubblica 7.12.16
No alla resa dei conti sulla pelle dell’italia
di Mario Calabresi
LO
SPIRITO dei tempi vorrebbe nuove elezioni domani mattina, imporrebbe
l’immediata convocazione del giorno del giudizio, non importa con quali
regole, per decidere il vincitore finale di quel reality show che è
diventata la politica italiana.
Matteo Renzi, dopo una notte di
umiltà e comprensione, si era subito adeguato allo stile imperante e per
non apparire da meno rispetto a Grillo e Salvini aveva pensato di
votare addirittura a febbraio. Sì, ma con che legge elettorale e con
quali programmi e alleanze? Con un Paese in che stato?
È troppo
chiedere di sapere con che regole si va alle urne, visto che la Corte
costituzionale darà il suo giudizio sull’Italicum solo a fine gennaio e
che avremmo comunque due sistemi diversi per la Camera e per il redivivo
Senato?
È troppo sperare in una campagna elettorale in cui si
confrontano proposte politiche e non solo protagonismi personali,
garantire un minimo di stabilità necessaria per mettere in sicurezza il
sistema bancario e per varare i decreti attuativi delle molte leggi in
sospeso?
Secondo noi non è troppo, anzi è il minimo.
È ormai
evidente che questa legislatura non arriverà alla sua scadenza naturale
nel 2018, ma non si può pensare ad una resa dei conti fatta sulla pelle
dei cittadini, una sorta di mano di poker finale in cui ci si gioca
tutto. Può convenire a Grillo, ma non basta.
Non si possono
risolvere i nodi politici a colpi di tentativi plebiscitari. I destini
del Paese meritano rispetto e un sussulto di razionalità e buon senso.
Questo non significa soluzioni pasticciate, inciuci o oscuri complotti
ma semplicemente costruire un percorso ordinato verso le prossime
elezioni.
È il momento di fare un bel respiro e salvare l’Italia dalla tentazione dell’ordalia.