martedì 6 dicembre 2016

Repubblica 6.12.16
Tor Bella Monaca
“Sempre abbandonati nessuno di noi ha votato pensando alla riforma”
di Mauro Favale

ROMA. Miriam ha 18 anni, vive a Tor Bella Monaca e questa mattina affronterà il suo primo colloquio di lavoro. «Un call center, capisci? Io ho studiato ma non trovo altro. Un mio amico ha un master e lavora tre ore al giorno da McDonald’s. Ti pare giusto?». Sul tavolo di plastica rossa davanti a lei ci sono 5 caffè, il suo, quello del fratello, della nonna Marisa e di due sue amiche, tutte ottantenni. Sono le due di pomeriggio al centro commerciale Le Torri e tra bar, centri benessere, pizzerie al taglio, negozi di abbigliamento gestiti da cinesi e qualche finto albero di Natale non trovi nessuno che abbia votato Sì al referendum. Impresa complicata in questo territorio diventato in giro per l’Italia sinonimo di periferia degradata: qui domenica notte il No è schizzato al 70,8%, 77.848 voti assoluti, oltre 6.000 in più rispetto a quanti ne incassò Virginia Raggi alle comunali di giugno.
Sei mesi dopo i problemi son sempre gli stessi, dalle buche (voragini, a dire il vero) per le strade alla spazzatura che trabocca dai cassonetti. «Di noi non frega niente a nessuno, ci hanno dimenticati», dice Miriam. «Non cambia mai niente». Dunque si vota No. «Era la prima volta. A giugno non potevo. Chi avrei voluto in Campidoglio? Mi piaceva la Meloni». Nonna Marisa annuisce. Tira fuori dalla borsa due sigarette: una la passa al nipote, l’altra se l’accende e soffia soddisfatta: «Finalmente Renzi se n’è andato a casa. Ora sotto a chi tocca: se ne devono anna’ via tutti». Pure i 5 Stelle? «Quando entrano in Parlamento poi so’ tutti uguali». È arrabbiata col mondo, con gli italiani «popolo di pecoroni», coi politici «che c’hanno la lebbra», con gli stranieri «che stanno meglio di noi, dormono negli alberghi e hanno tutto pagato». «Io ho 82 anni, so’ alfabeta — dice — per 30 anni ho fatto la fioraia a via Frattina, ho sempre pagato le tasse. E ora che ce sta per i giovani? Niente».
«Ci hanno tolto anche l’articolo 18», chiosa Miriam, mentre dall’altra parte del tavolo il fratello, 16 anni, invoca con leggerezza il ritorno di Mussolini: «Almeno quando diceva una cosa era quella», aggiungono le tre donne che all’epoca c’erano. Nel frattempo si accontenterebbero di veder vincere Salvini che dice «prima gli italiani ». Intanto «campiamo con la speranza, quella non ce la possono togliere», sorride Miriam.
Di Costituzione non parla nessuno. «C’era parecchia confusione — dice Antonio, il proprietario del Dream’s bar, lì di fianco — Della riforma io ho capito poco ma alla fine ho votato no. Per Renzi, perché aveva stancato. Ci sono cose più concrete da fare». Mentre batte gli scontrini alla cassa spiega che lì, a Tor Bella Monaca, il municipio col reddito pro capite più basso di Roma (16.900 euro su una media di 23 mila) e la dispersione scolastica più alta (15%), si vive male: «Alla monnezza degli italiani s’è aggiunta quella di chi arriva dagli altri paesi». Qui nessuno si sente razzista, «ci mancherebbe», però l’immigrato è sempre il primo capro espiatorio. Antonio è un elettore M5s e nella Raggi ha ancora fiducia: «Sempre che la lascino lavorare », aggiunge. «Ma pure in Comune giocano a fare lo scaricabarile », è certo Claudio, l’edicolante. «Abbandonati: così ci sentiamo», spiega prima di proporre «un bello sciopero fiscale: così si accorgono di noi». Due km più in là, su via dell’Archeologia, case popolari e spaccio di droga, c’è il circolo del Pd. Nel suo rapporto, Fabrizio Barca lo bollò come uno dei 27 «dannosi ». Oggi è chiuso. Al telefono risponde Doriana Mastropietro, ex consigliera municipale dem. Elettrice del No. «Un No sulla riforma», assicura. Ma qui, dice, «la Costituzione non l’ha letta nessuno. Hanno votato tutti contro Renzi. E questo nonostante i 5 Stelle a Roma non muovano un dito ». «Ma è presto per giudicare», ribatte Matteo, 24 anni, neo laureato. Lui ha votato Sì, «nonostante qualche dubbio». Quando ha visto l’affluenza così alta ha capito che il No avrebbe sbancato. «Ma era scontato. Qui si dice No al governo, alle istituzioni. È un voto per buttar giù più che per tirar su». E ora che al governo di Roma ci sono i 5 Stelle? «Aspettiamo. Tra un po’ faremo i conti. E chissà che Tor Bella, alla fine, non rottami anche loro come ha fatto con Renzi».