martedì 6 dicembre 2016

Repubblica 6.12.16
E i Sioux vincono la petrol-guerra Ma Trump li sfida
di Federico Rampini

NEW YORK LE TERRE sacre degli antenati sono salve. Ma solo fino al 20 gennaio? Era dai tempi del Trattato di Fort Laramie, firmato nel 1868 e violato appena sei anni dopo quando lì fu scoperto l’oro, che la Grande Nazione Sioux non otteneva giustizia. Dopo stermini, deportazioni, umiliazioni a non finire, questa domenica hanno ottenuto una piccola vittoria. Il maxi-oleodotto Dakota Access non passerà nella riserva indiana di Standing Rock. Lo ha stabilito Barack Obama in uno degli ultimi suoi gesti a protezione dell’ambiente. Una decisione dell’esecutivo, come tale reversibile da Donald Trump quando s’insedierà alla Casa Bianca. E già la squadra del neo presidente preannuncia un dietrofront: appena andranno al potere loro, l’oleodotto si farà sul tracciato contestato. A meno che intervenga la First Daughter, Ivanka? Un incontro tra la figlia di Trump e Al Gore ieri ha rilanciato le illazioni sul ruolo di Ivanka per rendere il padre un po’ meno ostile ai temi ambientalisti.
Ogni cosa a suo tempo. Intanto Standing Rock si afferma come un luogo simbolo. Dove s’incrociano le storie di due battaglie. La più antica è quella delle popolazioni autoctone vittime del genocidio che trasformò il Nordamerica in una terra di coloni bianchi. La seconda è la battaglia contro le energie fossili e tutto ciò che ne incoraggia o ne agevola l’uso.
È nell’aprile di quest’anno che due capi dei Sioux, LaDonna Brave Bull (Toro Coraggioso) Allard e Dave Archambault II, creano un presidio di protesta e di denuncia lungo il tracciato di quel nuovo oleodotto. La società d’infrastrutture petrolifere Energy Transfer Partners ha disegnato il percorso in modo da collegare i giacimenti di Bakken nel Nord Dakota con lo Stato dell’Illinois. Il tracciato attraversa i fiumi Mississippi e Missouri, e una parte del Lago Oahe vicino alla riserva di Standing Rock. In tutto, a percorso ultimato, una grande opera lunga 1.890 chilometri e capace di far transitare mezzo milione di barili di greggio al giorno. Gli indiani Sioux denunciano subito l’US Army Corps of Engineers – nonostante il nome, è il genio non solo militare ma anche civile, un ramo dell’Amministrazione federale – per violazione del National Historic Preservation Act. Anche se molti europei credono che l’America pre-colombiana abbia avuto civiltà degne di nota solo dal Messico in giù, con Aztechi Toltechi e Inca, in realtà il solo tracciato dell’oleodotto viola 380 siti archeologici, zone sacre nella memoria dei Sioux ed anche di altre tribù o nazioni come i Cheyenne settentrionali, gli Arikara, i Mandan.
Da aprile fino all’estate la battaglia di Standing Rock attira scarsa attenzione. Gli eventi hanno una svolta il 3 settembre, quando squadre di operai edili al servizio dei petrolieri danno l’assalto ad una delle “terre sacre” con i bulldozer, sostenuti da vigilantes armati che lanciano i cani contro i manifestanti. Gli scontri finiscono su YouTube e altri social media. Da quel momento Standing Rock diventa un nome popolare, soprattutto tra i giovani. Il numero dei manifestanti aumenta, con arrivi da tutti gli Stati Uniti e dall’estero, durante il ponte festivo di Thanksgiving. Neve e temperature sottozero non hanno indebolito la protesta. Fino all’ultimo però sembrava che la forza dello Stato – locale e federale – fosse dalla parte dei petrolieri.
Domenica scadeva l’ultima ingiunzione di sgombero contro gli attivisti. Domenica sera il dietrofront: un comunicato del Corps of Engineers annuncia che il Dakota Access Pipeline non sarà autorizzato a traversare il fiume vicino alla riserva indiana. Comincia la ricerca di percorsi alternativi. «Grazie Obama per il tuo coraggio», è il commento di Dave Archambault II a nome della nazione Sioux. Durissima la reazione della compagnia che sta costruendo l’oleodotto: «La direttiva della Casa Bianca al Corps of Engineers è l’ultima in una serie di azioni politiche da parte di un’Amministrazione che ha abbandonato i principi del diritto per favorire una piccola constituency di estremisti». Dello stesso tenore le reazioni dei repubblicani, come il deputato del Nord Dakota Kevin Cramer: «Strade, ponti, reti elettriche, oleodotti, pale eoliche, acquedotti, tutto sarà difficile o impossibile da costruire dopo che il comportamento criminale viene ricompensato in questo modo». Il “comportamento criminale” a cui si riferisce è il sit-in di protesta. Fra le promesse di Trump c’è proprio un boom di investimenti in infrastrutture. Per i Sioux l’incubo non è finito.