Repubblica 4.12.16
Gilles Kepel.
Il politologo francese analizza la sconfitta di Hollande: “Non ha gestito le paure”
“La sinistra perde se ignora la minaccia del terrore jihadista”
intervista di Pietro Del Re
ROMA.
François Fillon ha vinto le primarie della destra e diventerà
probabilmente il prossimo presidente della Repubblica francese per aver
gestito meglio di Alain Juppé e di Nicolas Sarkozy la paura nei
confronti dei musulmani. Quanto a Hollande, una ragione della sua
impopolarità da primato consiste nell’aver sempre minimizzato la matrice
islamica del terrorismo jihadista. Lo dice il politologo ed esperto del
mondo arabo Gilles Kepel, a Roma per partecipare al forum “Dialoghi
Mediterranei”, organizzato dal ministero degli Esteri. «Fillon ha capito
che la società francese è ancora profondamente traumatizzata dai 239
morti della jihad — tanti sono stati tra Charlie Hebdo e l’omicidio del
prete in Normandia — e che il Paese si sente aggredito nella sua anima
più profonda, in qualcosa che va al di là dell’idea stessa di laicità o
di repubblica. Chi è stato più “conciliante” con l’Islam politico, ha
perso», spiega Kepel, che dopo aver soggiornato a lungo in molti Paesi
musulmani, nella sua Parigi è da sei mesi costretto a girare sotto
scorta per aver ricevuto minacce di morte da parte di gruppi islamisti.
Nel
suo recente saggio “La Fracture” (Gallimard), lei accusa il presidente
Hollande di non aver parlato a lungo di terrorismo islamico. Ha pagato
anche lui per aver rifiutato di riconoscere il nesso tra jihadismo e
Islam?
«Ci sono quelli come Hollande che considerano il jihadismo
una forma di terrorismo come un’altra. Dicono che se una volta c’erano
l’Ira, la Rote Armee Fraktion e le Brigate rosse, adesso ci sono gli
islamisti. E ci sono quelli come me che credono che vadano piuttosto
letti i testi arabi per capire come si può passare da un’ideologia di
rottura culturale, che quella dei salafiti, alla violenza nel nome della
guerra santa. Tutto ciò senza sottovalutare l’impatto delle condizioni
sociali nei quartieri più poveri e delle drammatiche conseguenze di una
gioventù senza lavoro».
Quali sono le altre colpe di Hollande?
«È
la prima volta che un presidente francese getta la spugna, che non si
presenta per un secondo mandato. Oltre allo scacco personale mi sembra
il naufragio della politica del partito socialista francese degli ultimi
35 anni, ossia dalla prima elezione di Mitterrand, con conseguenze
devastanti per quelli che vorrebbero riprendere il testimone».
In che modo la componente musulmana della società francese potrà influire sulle presidenziali di maggio?
«In
Francia, non si può più parlare di contrapposizione destra- sinistra.
Questa è stata sostituita da linguaggi comunitari e populisti. Il
risultato è una “balcanizzazione” del Paese, che rischia di sfociare in
una guerra civile. C’è infatti una frattura sempre più profonda tra
l’estrema destra secondo cui i nostri compatrioti musulmani non sono
completamente francesi perché sospettati di essere terroristi e tra quei
movimenti islamici che predicano la non integrazione nella società
francese e la nascita di un’identità impermeabile a quella occidentale,
considerata islamofoba. Ecco perché il thatcheriano Fillon riscuote
tanto successo, non solo a destra. Sia detto per inciso, la figura della
Thatcher è sempre stata usata dai politici francesi come uno
spaventapasseri ».
Sono circa 200 i jihadisti francesi che hanno
lasciato lo Stato islamico per tornare in patria. Che cosa fare di
questi “ex combattenti”?
«La maggior parte di loro rientra in
Francia odiandola ancora di più di quando la lasciarono. Vogliono
soltanto distruggerla, perciò tutti quelli che tornano vengono
incarcerati. Ma è ora necessario adattare il sistema penitenziario
francese a questa nuova massa di prigionieri, perché negli ultimi 15
anni sono state proprio le prigioni il principale vivaio del jihadismo,
con gli imam incarcerati che hanno fatto proselitismo presso i piccoli
delinquenti musulmani. Lo Stato ha perciò deciso di costruire nuovi
penitenziari e di assumere altri guardiani per mantenere i jihadisti più
pericolosi in isolamento, a costi altissimi».
Recentemente i
servizi francesi sono riusciti a decriptare il codice di un reclutatore
di foreign fighters che dalla Siria assoldava giovani nelle banlieues
francesi. Molti di questi sono stati arrestati. Come comportarsi con
questi “apprendisti” jihadisti?
«Tutti quelli che sono stati in
contatto con il reclutatore dello Stato islamico sono stati arrestati e
sono in attesa di giudizio. Il problema è che cosa fare una volta che
escono di prigione. Padre Jacques Hamel è stato sgozzato da un ragazzo
di 19 anni che aveva appena trascorso un anno in carcere per aver
cercato di raggiungere la Siria e che era stato appena liberato per
buona condotta. Quando entrò in prigione, della Jihad sapeva ben poco,
ma ne è uscito completamente islamizzato e con la volontà di uccidere.
Da un lato bisognerà dunque aggravare le pene, dall’altro trovare la
chiave psicologica per de-radicalizzare e reintegrare questa gente. Un
tipo di approccio che è stato completamente trascurato nel quinquennio
di Hollande».
Gilles Kepel, 61 anni, è accademico francese esperto di Islam e del mondo arabo.
I suoi ultimi libri sono ” La Fracture” (2016) e “Terrore nell’Esagono: genesi della jihad francese” (2015)
Un messaggio di cordoglio al memoriale del Bataclan FOTO: ©REUTERS