domenica 4 dicembre 2016

Repubblica 4.12.16
Rossana Rossanda
“Un No contro Renzi non è meglio di Grillo ma questa sinistra è in triste compagnia”
La fondatrice del “manifesto”, che ha già votato a Parigi, spera nella caduta del governo: “Basta con i ricatti dei falchi tedeschi.
“Insopportabile un Senato di nominati”. E condanna la gazzarra
intervista di Giovanna Casadio

ROMA. «Basta questa politica fatta in modo ricattatorio, con minacce di destabilizzazione che arrivano dai “falchi” tedeschi o dalla finanza, per votare ancora più convintamente No». Da Parigi, dove vive ormai da anni, Rossana Rossanda al telefono premette subito che ha preferito tenersi fuori «dalla canèa». Per la cofondatrice del  “manifesto”, 92 anni, figura storica della sinistra italiana, il referendum costituzionale è anche l’occasione per riflettere sulla «debolezza della sinistra».
Rossanda, come voterà?
«Ho già votato, qui a Parigi. Ho votato No. Ma ho trovato orrenda la canèa attorno al referendum costituzionale. Devo dire che non è entusiasmante neppure il No, perché ci troviamo in curiose compagnie. Però non nascondo che vorrei vedere sconfitto Renzi: a me fa paura».
Non è stato un No convinto il suo, quindi?
«È un No convintissimo nel merito. Trovo però triste la compagnia in cui ci si trova, che è la prova della debolezza della sinistra. La nuova sinistra non siamo riusciti a costruirla, mi pare».
Lei non teme che il No consegni l’Italia al populismo di Grillo e del Movimento 5Stelle?
«Tra il populismo di Grillo e quello di Renzi è come scegliere tra l’incudine e il martello...».
Un No per arginare Renzi?
«È la cosa principale... In generale sono d’accordo con il mio amico Gustavo Zagrebelsky ».
Quale risultato prevede?
«Non mi muovo da Parigi. Il fatto di non essere in Italia non mi consente di fare previsioni, né di capire quale è il clima».
Ma questa riforma costituzionale ha avuto modo di leggerla e di valutarla nel merito?
«Certo che l’ho letta. Ritengo insopportabile un Senato di nominati. Non è una scelta neppure populista, è peggio. Meglio se avesse abolito il Senato, sarebbe stato meno pasticciato, oltre che di dubbia democrazia».
Di chi è la colpa per la canèa, come lei la definisce, di questa campagna elettorale?
«Tutti hanno responsabilità di questo, Renzi ne ha molte. Giorgio Napolitano ha cercato di riportare un po’ di calma, ma la gazzarra non si è fermata. Mi chiedo inoltre quanti italiani sono stati messi in grado di conoscere un dispositivo così complicato e confuso. Chi non è pratico di legislazione ha davanti l’incomprensibile ».
La giudica debole questa riforma?
«Debole come riforma, se la parola riforma ha un senso. Mentre è tutt’altro che debole nel tentativo di accentuare ulteriormente i poteri del governo».
Ma non crede fosse da svecchiare la seconda parte della Carta?
«Gli Usa hanno ancora la stessa Costituzione: dove sta scritto che la si deve cambiare a ogni generazione? La Carta indica la strada su cui il paese vuole andare e questo può rimanere molto a lungo. Un sistema costituzionale non deve essere modificato ogni quarant’anni ».
Tuttavia non c’è una necessità di rendere più veloce l’iter delle leggi?
«Se si vuole fare una legge in fretta, la si fa. È solo una questione di volontà politica, non di iter parlamentare. Io mi ricordo che De Nicola, il primo presidente della Repubblica, diceva che una legge deve avere 12 articoli, chiari. In questa riforma costituzionale ci sono molte cose dentro: sarebbe stato meglio fare modifiche con quattro o cinque leggi, alcune costituzionali, altre ordinarie».
Il superamento del bicameralismo però non è stata una battaglia della sinistra?
«Due Camere furono volute per un controllo reciproco. Non è che io sia innamorata del Senato, però oggi lo scontro più è stato maleducato e meno ha chiarito le idee alla gente. Se mi dicono che ho votato No per fare cadere il governo Renzi, io rispondo: è così».