sabato 3 dicembre 2016

Repubblica 3.2.16
D’Alema: «Se il Mezzogiorno va a votare è certa la vittoria del No. Se Renzi si dimette, il capo dello Stato non avrà difficoltà a sostituirlo»
Il risiko finale della sinistra Pd: riaprire i giochi o la scissione
Le due fronde. Una partita nella partita si gioca domani nelle urne
I ribelli dem sfidano il premier e il mondo berlusconiano si smarca dal No del Cavaliere
di Giovanna Casadio


ROMA. «La storia è maestra ma non ha scolari». Bersani butta lì una citazione di Gramsci in casa di Oscar Farinetti, l’amico di Renzi e fondatore di Eataly a Serralunga D’Alba, nel Cuneese. La sera della vigilia del voto, prima del silenzio elettorale, il leader della fronda dem, l’ex segretario schierato per il No, si astiene dalla campagna elettorale. «Mantengo un impegno preso molto tempo prima che venisse convocato il referendum costituzionale, non faccio campagna». Premette. Parla di globalizzazione, di establishment, di «lavoro che dobbiamo riprenderci in mano», di come gira il mondo di questi tempi. Però è un ponte verso il “dopo”: «Io e Farinetti la pensiamo diversamente sulla riforma costituzionale, ma non per questo non ci frequentiamo», ha spiegato Bersani. Alla fine ci sta anche un brindisi con un Nebbiolo: «Splendida annata».
Ma nel Pd diviso tra il Sì e il No il clima è pesante, senza tregue. La fronda del No non vuole sentirsi chiamare fronda, sa che si gioca a sua volta il tutto per tutto. “Dopo” o si riapre la partita interna oppure c’è la scissione in vista. «Stiamo difendendo la Costituzione, ci sono militanti del Pd che ci ringraziano ». I dem del No non hanno avuto neppure la delega dal partito per fare i rappresentanti di lista. E quindi se la sono fatti dare da Sinistra italiana. Migranti politici per un giorno. Per ora. Alla vigilia del voto di domenica, i rapporti tra Renzi e la sinistra dem sono al lumicino. Il ministro Delrio fa sapere che Renzi se vince il No si dimette? «Un atteggiamento irresponsabile da parte di Renzi che trasforma il referendum sulla Carta in un plebiscito su di sé». È lo sfogo di Roberto Speranza, l’altro leader dem del No. Speranza, dopo la manifestazione a Napoli di giovedì con De Magistris, ieri mattina alle 5 era ai cancelli della Fiat di Melfi a fare volantinaggio.
I dem del No si sparpagliano nella tana di Renzi, in Toscana. Chiara Geloni, che è stata portavoce di Bersani, ex direttore della tv del partito, è a Pontassieve, il paese del premier, a chiudere una manifestazione del No. Stefano Di Traglia, il collaboratore e amico di Bersani, ieri sera era sul palco con Landini. Tanto per infiammare queste ore, Michele Emiliano, il governatore della Puglia, dem per il No, invia due lettere alle Procure di Taranto e Milano per capire se i soldi promessi da Renzi per l’Ilva ci sono davvero oppure no. Rivendica: «Parlo di cose concrete, non tutto è referendum ». Accanitamente contro il PdR, il Pd di Renzi, Massimo D’Alema ieri sera chiude la campagna elettorale a Lecce chiama raccolta il Sud: «Se il Mezzogiorno va a votare è certa la vittoria del No. Se Renzi si dimette, il capo dello Stato non avrà difficoltà a sostituirlo». Chiunque vinca, frondisti e lealisti del Pd, sanno che la posta in gioco è forte. Il bersaniano Gotor chiude ieri sera a Udine «con gli amici e i compagni di sempre, l’Anpi, la Cgil, l’Arci…».. Susanna Camusso, la segretaria della Cgil lancia un appello con il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia e con la presidente dell’Arci, Francesca Chiavacci: «Votate No, è la nostra Carta fondamentale, la riforma avrebbe effetti disastrosi». Affollano la festa del Fatto, Anna Falcone con Alessandro Pace del Comitato del No. Adesioni da Sabrina Ferilli a Monica Guerritore.