sabato 3 dicembre 2016

La Stampa 3.12.16
Rodotà già grida vittoria: “Abbiamo salvato la Carta”
di Andrea Carugati


«Caro Enrico, questo governo cerca di comprare i Sì con ricatti, bugie, soldi pubblici, clientele. Come dicevi tu nel 1980, solo che stavolta a farlo è il mio partito, il Pd, da cui mi sento tradita». Sabrina Ferilli scalda il teatro Italia di Roma, esaurito per la “Woodstock del No” del Fatto Quotidiano, con una accorata lettera a Enrico Berlinguer che è un atto d’accusa contro il Pd renziano. «Se fossimo cittadini liberi voteremmo tutti No», conclude l’attrice. Insieme a lei, sul palco, tutti i vip del No, preceduti da Gianna Nannini che apre le danze con l’America, brano del 1979.
Maurizio Landini paragona il premier a Sergio Marchionne, «vuole gestire l’Italia come un amministratore delegato, che risponde solo a pochi e potenti azionisti, il suo è un modello autoritario». «Più che un premier uno stalker», arringa Travaglio nel suo monologo, che poi prende di mira la ministra Boschi per le polemiche con l’Anpi e per le vicende di Banca Etruria. In platea e poi sul palco grandi nomi della cultura e dello spettacolo, da Stefano Rodotà a Lorenza Carlassare e Salvatore Settis, Erri De Luca, Sabina Guzzanti, Piero Pelù, J-Ax, Moni Ovadia e Carlo Freccero. Ovazione per Rodotà, la gente si alza in piedi al grido di «Presidente, presidente». Il professore fa sfoggio di ottimismo: «Il tentativo di impadronirsi della Costituzione non è arrivato al risultato che si era prefisso. I cittadini si sono riconosciuti nella Carta, il tentativo determinato e aggressivo del governo si è rivelato un boomerang. Ne valeva la pena di battersi». Ficarra e Picone smorzano con l’ironia l’afflato militante della serata: «Siamo qui perché Travaglio è come la Guardia di Finanza, è meglio tenerselo buono…».