Repubblica 2.12.16
Quel campo affollato della sinistra in macerie
Hollande “Non mi ricandido per il bene del Paese”
Almeno sei i candidati alle primarie del Ps. Per il premier Valls la difficile sfida di smarcarsi dal capo dello Stato
di Marc Lazar
Alla
fine, dunque, François Hollande farà un solo mandato. Diventa il primo
presidente della Repubblica in condizioni di ripresentarsi che getta la
spugna. Anche se nella sua dichiarazione in diretta televisiva di ieri,
che ha sorpreso tutti, ha difeso in modo molto fermo la sua azione su
tutti i fronti da quando è entrato all’Eliseo, non potrà impedire alla
maggioranza dei francesi di pensare che questa decisione rappresenta una
terribile ammissione di fallimento. Perché il presidente ha preso
questa decisione, quando tutti sanno che intendeva ripresentarsi?
Ci
sono almeno due spiegazioni possibili. Le primarie della destra hanno
visto l’eliminazione al primo turno di Nicolas Sarkozy, che Hollande
sognava di affrontare una seconda volta. Questo evento ha confermato
quello che i sondaggi dicevano da mesi: più del 75 per cento dei
francesi dichiara di non volere, per le elezioni del 2017, né l’ex
presidente della Repubblica che aveva sperimentato dal 2007 al 2012, né
quello attuale. Evidentemente questa volta Hollande ha capito il
messaggio. Tanto più che, avendo accettato di partecipare alle primarie
del Partito socialista previste per gennaio, era tutt’altro che sicuro
di vincerle: essere sconfitto nelle primarie del proprio stesso partito
avrebbe rappresentato un’umiliazione insopportabile.
Dopo Sarkozy,
esce dunque di scena anche Hollande: una pagina della politica francese
è stata voltata in modo clamoroso. Spetta ora agli storici tracciare un
bilancio del quinquennato del secondo presidente della Quinta
Repubblica proveniente dalla famiglia socialista.
Ora la sinistra
dovrà scegliere il suo candidato, che si troverà ad affrontare, fra gli
altri, un François Fillon che ha appena trionfato grazie a una forte
mobilitazione degli elettori di destra e di centro, e Marine Le Pen.
La
situazione è di rara complessità. Per le primarie organizzate dal
Partito socialista e qualche alleato minore si contano nientemeno che
sei candidati (sempre che riescano a soddisfare tutte le condizioni
richieste per potersi presentare). Per il momento il personaggio più in
vista è l’ex ministro dell’economia Arnaud Montebourg, protezionista e
colbertista ma interessato all’innovazione imprenditoriale. Ma il primo
ministro Manuel Valls, che ha fatto di tutto per convincere Hollande a
non ripresentarsi, scenderà in campo. Dovrà prodursi in un delicato
numero di equilibrismo: difendere il bilancio del presidente della
Repubblica, di cui porta la responsabilità da quando è stato nominato a
Palazzo Matignon, nel 2014, e al tempo stesso smarcarsene, cosa che ha
cominciato a fare da qualche settimana insistendo sulla necessità di
incarnare una funzione presidenziale compromessa, a suo dire, da Sarkozy
e da Hollande. Manuel Valls si presenterà come miglior rappresentante
della sinistra di governo responsabile, pragmatica, repubblicana -
sforzandosi al tempo stesso di ricucire il legame con la sinistra più
protestataria, nonostante abbia spiegato a più riprese che l’una e
l’altra sono irriconciliabili.
Chiunque uscirà vincitore, dovrà
confrontarsi con una duplice concorrenza. Quella del populista Jean-Luc
Mélenchon, un tribuno senza eguali che fustiga costantemente i candidati
alle primarie socialiste, tutti colpevoli, secondo lui, di aver
partecipato ai governi di François Hollande. E quella di Emmanuel
Macron, che si proclama un uomo nuovo, un outsider che va oltre la
classica contrapposizione fra destra e sinistra, ma che oggi, privato
dei due avversari contro cui sperava di combattere, Hollande e Sarkozy,
si ritrova in una situazione molto complicata, tanto più che Valls gli
disputerà la paternità del riformismo di centrosinistra.
Attualmente,
la sinistra ha ottime possibilità di perdere le presidenziali del 2017,
perché i due favoriti sono Fillon e Le Pen. Cercherà di rilanciare la
vecchia divisione destra-sinistra, già riattivata dal programma di
François Fillon.
In ogni caso, sia che vinca, cosa al momento
improbabile, sia che perda, dovrà lanciare una vasta operazione di
aggiornamento e ricostruzione a partire da un enorme campo di macerie.
Questo campo di macerie è una delle eredità che lascia François
Hollande.
( Traduzione di Fabio Galimberti)
La sconfitta di
Sarkozy nelle consultazioni del suo partito ha accelerato la scelta
dell’ex rivale: la Francia chiede volti nuovi La decisione annunciata
ieri sera avvantaggia i rappresentanti della destra, Le Pen e Fillon,
che già partivano favoriti