Repubblica 1.12.16
Repubblica vs Corriere
Così la banda di Piazza Indipendenza lanciò la sua sfida a Via Solferino fino a centrare il grande sorpasso
di Massimo Riva
Franco
Recanatesi racconta i primi anni di vita di “Repubblica” Dalla
fondazione di Eugenio Scalfari a quando nel 1987 le vendite superarono
quelle del “Corriere della Sera”
Franco Recanatesi gli anni eroici
di Repubblica — quelli del lento e difficile decollo e poi di un
successo clamoroso — li ha vissuti in un quantità di ruoli così diversi
che, come pochi altri, ha potuto conoscere tutto e tutti di quella
straordinaria e forse irripetibile avventura giornalistica. Veniva dal
Corriere dello Sport, un piano più sopra nello stesso palazzo di Piazza
Indipendenza, e così ha cominciato come semplice redattore di un settore
inizialmente trascurato in un quotidiano esordiente e quindi a bassa
foliazione. Ma poi ha percorso, passo dopo passo, l’intera gamma delle
articolazioni redazionali fino a diventare capo dell’ufficio centrale,
il cuore della macchina giornalistica. Per passare infine al ruolo, più
appariscente all’esterno, di inviato speciale e anche qui spaziando
dall’Italia al mondo come valente cronista di vicende d’ogni sorta. Dai
teatri di guerra più lontani fino a quello, tutto domestico ma non meno
feroce, dei sanguinosi delitti di mafia.
Ed è proprio questa sua
ricca, complessa e multiforme esperienza a rendere di particolare
interesse la lettura del libro che Recanatesi ha voluto ora dedicare al
racconto degli uomini e delle cose che hanno reso possibile il miracolo
laico di Repubblica. Nel titolo ( La mattina andavamo a Piazza
Indipendenza, Cairo editore, pagine 379, euro 16) ha scelto di fare un
po’ scherzosamente il verso a quel La sera andavamo in Via Veneto nel
quale tempo fa Eugenio Scalfari ha condensato i suoi ricordi di
quell’altra straordinaria stagione di giornalismo innovativo che ruotava
attorno a Il Mondo di Mario Pannunzio. Apripista dell’invenzione di
quell’Espresso, che fu a sua volta progenitore della stessa Repubblica.
Nel
suo volume Recanatesi evita volutamente di rifare l’intera storia dei
quarant’anni del giornale nato nel gennaio 1976 e chiude la sua
testimonianza al 1987. Data fondamentale nella vita del giornale perché
si tratta dell’anno in cui Repubblica — per vendite e lettori —
raggiunge il primato nazionale fra i quotidiani lasciando alle sue
spalle lo storico e consolidato concorrente Corriere della Sera.
E
così, forse come per un debito pagato ai suoi inizi professionali nel
settore dello sport, Recanatesi scandisce il racconto come una sorta di
corsa all’inseguimento. Anno per anno ogni capitolo si apre con
l’indicazione di tre cifre: numero delle copie di Repubblica, copie del
Corriere, differenza. Si parte così dal 1976 (102mila contro 530mila,
divario a meno 427mila) per arrivare a un trionfale sorpasso nel 1987
con 664mila contro 538mila e un saldo positivo per Piazza Indipendenza
di 126mila copie. Tirature che la prolungata recessione economica ha
reso oggi impensabili per tutti, spostando ormai la competizione sulla
quantità dei lettori raggiunti con ogni singola copia.
Ciò che
rende coinvolgente la ricostruzione della corsa a inseguimento secondo
Recanatesi è la sua abilità nel sovrapporre e miscelare dentro il
racconto le vicende (politiche e non) di quegli anni con il loro
riflesso sulle discussioni interne alla redazione anche attraverso
rapidi ritratti o abbozzi di ritratto delle firme grandi o piccole che
si alternano sulle pagine e nella confezione del giornale.
Riemergono
così cose note e non note di quegli anni: come le discussioni e i
contrasti per la linea anti-craxiana e filo-berlingueriana scelta da
Scalfari, i turbamenti per la fiducia concessa in una certa fase al
governo di De Mita. Ma soprattutto tornano i tormenti profondi suscitati
dal terrorismo brigatista dapprima nella vicenda Moro e poi con il
rapimento D’Urso. Banchi di prova dai quali per merito della fermezza di
Scalfari («Nessuna concessione alle Br») il giornale conquisterà
nell’opinione pubblica la considerazione di una voce più solida e
limpida perfino di molte istituzioni dello Stato.
Un passaggio essenziale questo per spiegare la singolare rapidità dei successi raccolti da
Repubblica
nel suo primo decennio di vita. Per i quali, tuttavia, Recanatesi sa
anche rendere giustizia al contributo di un personaggio estraneo alla
redazione ma che più e meglio di molti giornalisti sapeva intuire i
venti della pubblica opinione: l’inarrivabile nostromo della
distribuzione, l’entusiasta e sempre sorridente Giancarlo Turrini. Al
quale tutti noi che la mattina andavamo in Piazza Indipendenza dobbiamo
più di quanto si possa immaginare.
IL LIBRO La mattina andavamo in
Piazza Indipendenza di Franco Recanatesi ( Cairo, pagg. 379, euro 16).
L’autore lo presenta oggi alle 18 a Roma, presso la Fieg ( via Piemonte
64)