martedì 13 dicembre 2016

Repubblica 13.12.16
La partita delle primarie entra già nel vivo. Domenica si decide la road map che porta alla consultazione
L’idea di Emiliano “Sto pensando di sfidare Matteo” È scontro sulle regole
di G. C.

ROMA. «Ci sto pensando». Michele Emiliano riceve pressioni per scendere in campo a sfidare Renzi. Non c’è ancora nulla di definitivo. Lui dice di non avere deciso: «Molte variabili ancora da sciogliere, come si fa il congresso, in quali tempi...». E poi c’è la passione per il lavoro di governatore della Puglia che si è impegnato a portare a termine. Però la sua discesa in gara è data come sempre più probabile.
Il congresso del Pd entra già nel vivo. Nonostante la frenata della sinistra dem bersaniana, che vede nell’accelerazione impressa da Renzi l’ennesimo plebiscito cercato dal segretario, domenica prossima sarà l’Assemblea nazionale a discutere della road map renziana: in 45 giorni andare alle primarie.
Prima della Direzione ieri, nella stanza del segretario al Nazareno - che in questi mille giorni da premier Renzi ha frequentato pochissimo - riunione con il vice Lorenzo Guerini, con il presidente del partito Matteo Orfini, con i capigruppo Luigi Zanda e Ettore Rosato. Si discute di regole, di come si fa un congresso veloce.
La sinistra dem vuole che Renzi si presenti dimissionario all’Assemblea dei mille delegati di domenica a Roma. Minaccia anche l’Aventino se Renzi cerca una prova di forza. Ricorda che lo Statuto del Pd lo prevede, fa l’esempio di Bersani che si dimise all’indomani dello scandalo dei 101 franchi tiratori che non votarono Prodi per il Quirinale. Bersani si dimise e venne eletto Gugliemo Epifani. «Si fa così, niente blitz sulle regole - ripete Davide Zoggia - se no, non ci stiamo».
Ma i renziani mostrano un tweet in cui Salvatore Vassallo sintetizza l’altra possibilità: « Non è necessario che Renzi lasci la segreteria per anticipare il congresso, se l’Assemblea condivide e non elegge un successore. #statutopd». Vassallo è stato il presidente della commissione Statuto del neonato Pd nel 2007. Renzi ne ascolta i consigli. Guerini ammette che c’è incertezza sul percorso da seguire per il congresso. Una cosa però è certa: non si perderà tempo.
Quindi niente interim a una figura di garanzia. «Il congresso si fa in anticipo oppure non si fa». Scandisce Renzi in Direzione. Si spetterà cioè novembre 2017 con la previsione- secondo i renziani -che a giugno ci siano le elezioni e quindi Renzi sia automaticamente candidato premier senza una rilegittimazione popolare.
Guerini che ha un ruolo di cerniera con la minoranza, prevede colloqui con Speranza, Stumpo, Zoggia per cercare di trovare un compromesso. Però il percorso previsto è: lunedì 19 o martedì 20 riunione della direzione che sceglie la commissione di garanzia per il congresso: cinque o al massimo sette garanti. Entro fine anno la commissione vara il regolamento per il congresso. Così da stabilire il tempo entro il quale si possono presentare le candidature alle primarie per il segretario-premier. Al Nazareno sostengono che la scadenza potrebbe essere il 20 gennaio. La minoranza è convinta che ci voglia assai più tempo.
Dopo la presentazione delle candidature, ci sono due mesi di tempo per la campagna delle primarie. Previsione: il 20 marzo le primarie. A scaldare i muscoli sono in tanti per competere con Renzi-Roberto Speranza nella Direzione lancia il guanto. Nei mesi passati la minoranza bersaniana l’ha incoronato leader anche se lui non ha mia sciolto la riserva.
Per ora a formalizzare la sua candidatura alla guida del Pd c’è Enrico Rossi il governatore della Toscana. Un altro governatore, il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti questa volta sembra pensarci, mentre alle primarie del 2012 e del 2013 si era defilato. Anche Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, è indicato come sfidante.