martedì 13 dicembre 2016

La Stampa 13,12.16
Stumpo: “Un governo copia e incolla
ora vediamo se cambiano le politiche”
“Bersani in campo candidato premier? Il nostro ticket va deciso”
di C. Ber.

 A Matteo ricordo la vecchia lezione della Dc: le carte devono essere tutte a posto, poi segue la politica anche aspra, ma le carte devono essere in fila una dietro l’altra». Detto da un ex comunista come Nico Stumpo, roccioso calabrese trapiantato a Roma, che nel Pd a trazione Bersani gestiva l’organizzazione della struttura, fa un po’ sorridere. Ma si capisce quale vuole essere il senso di questa battuta, punzecchiare Renzi sulle dimissioni da segretario. «Il congresso lo dobbiamo fare, ma con le regole giuste».
Non è che vi manca il ticket, un candidato premier da associare a Speranza?
«Il congresso si fa misurandosi sulle idee e sulle proposte da mettere in campo. Siamo convinti di avere individuato i punti su cui far la campagna congressuale. Naturalmente nei prossimi giorni, ci sarà il candidato che sfiderà Renzi e da quel momento sarà lui a lanciare la campagna. Noi continueremo a mettere in evidenza il problema del doppio ruolo segretario-premier. In questo momento abbiamo Renzi segretario e Gentiloni premier. E basta guardare lo stato di salute del Pd per capire quanti danni sono stati fatti in tre anni non avendo un segretario che si occupa a tempo pieno del partito».
Ma è possibile che possa scendere in campo Bersani?
«Nei prossimi giorni ci sarà un candidato segretario che sfiderà Renzi e lui formulerà le sue proposte, eventualmente anche per il ticket. Aggiungo però che con una nuova legge elettorale, potrebbe venir meno l’esigenza di avere un candidato premier, visto che le coalizioni si potrebbero formare dopo il voto».
Parliamo del governo. Come le sembra la squadra?
«Questo esecutivo è un copia e incolla di quello precedente, non c’è nessun cambio significativo nella compagine. Vedremo se ci sarà pure un cambio delle politiche, che è la condizione vera che abbiamo posto per il futuro».
Intanto avete aperto la guerra delle regole congressuali...
«Il nostro statuto è chiaro, non si può tenere un congresso più di sei mesi prima la scadenza naturale se c’è ancora un segretario in carica. Quindi se non si dimette prima Renzi, il congresso non si può fare».
Non è che avete paura di restare schiacciati?
«No, affatto. Diciamo solo che le regole sono importanti in una comunità. La convocazione dell’assemblea è arrivata via sms e l’ordine del giorno seguirà. Ma ricordo che lo statuto è già stato modificato una volta per consentire a Renzi di partecipare alle primarie, con la disponibilità di tutti. Se qualcuno vuole cambiarlo, convochi un’assemblea ad hoc e verifichi se ci sono le condizioni o meno».
In Direzione avete picchiato duro, dando in realtà inizio alla fase congressuale vera...
«Abbiamo posto vari temi, dalla distanza tra il Pd e le fasce più disagiate, fino alla constatazione che il Pd, senza una sua parte, non è più il Pd. Speranza ha detto al segretario che tocca a lui dare cittadinanza a tutti. Nelle conclusioni di Renzi non ho sentito nessuna risposta in merito. E questo non è un buon viatico per il futuro».