martedì 13 dicembre 2016

Repubblica 13.12.16
Fermate quell’aereo, voglio scendere!
L’Italia e il caccia degli sprechi
di Gianluca Di Feo

Con la sua frecciata contro il supercaccia F-35 Donald Trump ha fatto la felicità dei pacifisti di tutto il mondo. È bastato un solo tweet per abbattere le quotazioni della Lockheed: “I costi sono fuori controllo. Dal giorno della mia elezione si risparmieranno miliardi”. Ma quel jet è un bersaglio fin troppo facile, l’incarnazione contemporanea del “complesso militare-industriale”, termine coniato dal presidente Eisenhower e diventato slogan dell’ondata populista che travolge i canoni della politica.
LA PESSIMA fama del supercaccia non è immeritata. L’aereo invisibile ai radar è sfuggito a ogni previsione di spesa: si parla di 1500 miliardi di dollari per l’intero programma. Poi quando si è trasformato nell’icona dello spreco bellico, la Lockheed ha tirato i freni promettendo che il prezzo di ogni velivolo scenderà da 150 a 85 milioni di dollari.
Il problema è che il jet deve ancora dimostrare le sue capacità: le prestazioni fantascientifiche al momento restano sulla carta. Ma fermare l’F-35 ormai è una missione impossibile. Se oggi il progetto venisse cancellato, gli Stati Uniti resterebbero senza cacciabombardieri per il prossimo ventennio. E soprattutto verrebbero inceneriti i capitali investiti: un bel guaio anche per l’Italia, che ha già scommesso sul progetto oltre tre miliardi di euro e costruito una fabbrica in Piemonte. Invece degli slogan, ci vorrebbe tanta concretezza; per chiarire se realmente i supercaccia saranno tali, con quale costo per i contribuenti e con quali ricadute per l’occupazione. Definendo una volta per tutte se il nostro Paese può permettersi questi aerei – che l’Aeronautica ritiene indispensabili per svolgere i suoi compiti – e in che numero.