Repubblica 10.12.16
L’ex premier prepara la resa dei conti nel Pd “Primarie a marzo”
Renzi convoca l’assemblea nazionale il 18 dicembre Congresso subito. Svolta De Luca: “Matteo strafottente”
di Giovanna Casadio
Boccia chiama i senza corrente: “Sono un apolide, il nome giusto può essere Emiliano”
“Se vuole gestire la fase di transizione verso il congresso, il segretario si dimetta anche da capo del partito”
“Il No è stato spinto dall’esuberanza e dalla strafottenza di Matteo. Sua moglie Agnese è meglio di lui, se lo lasci dire”
ROMA.
«Chiusa la partita-governo, partirà l’operazione-partito». Matteo Renzi
lo va ripetendo nonostante le ore convulse a Palazzo Chigi. In un Pd
lacerato e confuso, sotto schiaffo per le divisioni tra il Sì e il No
sul referendum costituzionale, è saltato il gioco delle parti: non è la
sinistra dem a fare pressing per una resa dei conti nel congresso
anticipato, ma è lo stesso Renzi a giocare in contropiede. E convoca
l’Assemblea dei mille, il “parlamento” del partito, tra una settimana,
il 18 dicembre. Lì Renzi si presenterà con una proposta per il congresso
subito, a marzo-aprile. Si dichiarerà stabilmente in sella per
traghettare il Pd a congresso.
Del resto il rimescolamento tra i
democratici è totale. Decisivo per Renzi è il rapporto con Dario
Franceschini, il ministro dei Beni culturali con cui i rapporti sono
diventati tesi negli ultimi mesi, e che resta tuttavia l’azionista di
maggioranza del cosiddetto PdR, il Pd di Renzi. Francesco Boccia,
presidente della commissione Bilancio della Camera, un tempo lettiano
(«Ma le vecchie correnti non esistono più») fa partire il tam tam sul
congresso senza porre tempo di mezzo: «Ce lo chiedono gli iscritti, i
militanti, il congresso va fatto e subito: è l’unica chance in un Pd
lacerato». Boccia si definisce un «apolide» che insieme agli altri
«apolidi dem», cioè democratici senza corrente, è in cerca di un
candidato per le primarie prossime.
Tutti a caccia dello sfidante
di Renzi. Per gli “apolidi” come Boccia, in pole position c’è Michele
Emiliano, governatore della Puglia, che al referendum ha votato No, ma
non ha fatto campagna elettorale contro il Pd renziano: un candidato
segretario gradito alla sinistra e che sfonda anche a destra. «I cavalli
da corsa si schiereranno quando il congresso sarà fissato», è l’altra
riflessione di Boccia. Emiliano ieri dichiara: «Se vuole gestire la
transizione verso il congresso, Renzi dovrebbe dimettersi da
segretario». Poi precisa che l’importante è avviare il congresso, se
«Renzi vuole guidare la transizione fino al prossimo congresso lo fa, se
no ci sono i due vice segretari, non cambia niente».
Roberto
Speranza, leader della sinistra bersaniana che si è impegnata per il No,
è il candidato in pectore più quotato della sinistra dem. Non è ancora
una candidatura ufficiale. Continua a non confermare: «Certo congresso
presto, perché è urgente parlare del partito. Ma noi siamo concentrati
sull’iniziativa del 17 dicembre a Roma». Argomento: «Un nuovo Pd per
ricostruire il centrosinistra. E restiamo a questo». Il 19, poi,
manifestazione dell’altra sinistra dem, quella di Gianni Cuperlo, reduce
dal Sì al referendum, a Bologna: ci saranno il sindaco Virginio Merola,
Andrea De Maria, Sandra Zampa e Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di
Milano che si propone di federare la sinistra.
Tempo di
riposizionamenti. Ma anche gara tra “renziani” e “renzisti” -
definizioni coniate da Arturo Parisi, il padre con Prodi dell’Ulivo -
per distinguere tra i “ragionevoli” Graziano Delrio, Matteo Richetti
(renziani) e gli “ultrà” Luca Lotti e Francesco Bonifazi.
A
sorpresa una critica nei confronti di Renzi la fa Vincenzo De Luca, il
governatore della Campania che ha sollevato un putiferio per l’invito
agli amministratori dem di fare di tutto, «anche offrire una frittura»,
pur di convincere al Sì. Dichiara ora, De Luca: «Un apprezzamento va a
Agnese Renzi, è meglio del marito, senza che Renzi se la prenda: su di
lui hanno pesato certi atteggiamenti di esuberanza e strafottenza
giovanili». Nelle grandi manovre verso il congresso in molti sondano lo
spazio di una candidatura. Andrea Orlando è tentato, ma molti nella sua
corrente, quella dei “turchi”, gli consigliano di trovare un accordo con
Renzi.