Repubblica 10.12.16
L’amaca
di Michele Serra
LA FORMAZIONE
della squadra di governo di Donald Trump, volendo prescindere dalle
probabili ricadute sull’America e sul mondo, ha qualcosa di esilarante.
Pare uscita da una sceneggiatura dei Monty Python o dei Simpson. A
partire dalla figura del boss, che sembra un cartoon o un attore che ha
sbagliato trucco (la sintesi è un cartoon che ha sbagliato trucco). Al
momento mister president ha chiamato a Washington miliardari di destra,
banchieri di destra, ben tre generali in pensione di destra, una ex
campionessa di wrestling di destra. Mancano un latifondista del Sud di
destra che tiene nascosti gli schiavi (di destra?) nel pagliaio, un
campione di rodeo e un bounty killer e la caricatura della vecchia
America reazionaria è completa. Bisognerebbe conservare tutti i ritagli
di giornale e le dichiarazioni dei politici e le analisi politologiche
che hanno salutato la vittoria di Trump come la presa del potere della
classe lavoratrice bianca contro l’establishment politico-finanziario:
manco si fosse in un post-scriptum di “Furore” di Steinbeck. E
bisognerebbe rileggerli tra un paio d’anni, quando sarà chiaro che i
fichetti con l’iPad ai quali i dem alla deriva hanno affidato un potere
esagerato sono stati detronizzati (meritatamente) non dal popolo in
rivolta, ma da ricconi con gli stivali, affaristi con il sigaro, marines
rapati a zero che vogliono spezzare le reni all’Iran e infine
pochissime donne, però tutte rigorosamente maschiliste. Si capirà allora
che la retrocessione dall’iPad al lazo forse era meglio evitarla.