Repubblica 10.12.16
Anne Hidalgo
Oggi dal Papa la sindaca
socialista della capitale francese, che ha da poco aperto un centro per i
migranti “Non possiamo lasciarli in mezzo alla strada”
“Ai divieti di Le Pen sui bambini stranieri la mia Parigi risponde con l’accoglienza”
di Anais Ginori
La dichiarazione dell’estrema destra sui figli dei sans papiers è spregevole
Purtroppo la sinistra sta scivolando dalla social-democrazia al social-liberismo
Il nostro governo doveva chiedere più flessibilità, Renzi è stato lasciato solo
PARIGI.
«L’accoglienza di tutti i bambini nelle nostre scuole è una delle
condizioni essenziali per la convivenza e la coesione nelle società».
Anne Hidalgo risponde così all’idea di Marine Le Pen di cancellare
l’accesso gratuito alle scuole pubbliche per i figli di sans papiers. La
sindaca socialista di Parigi sarà oggi in Vaticano per un incontro sui
rifugiati voluto da Papa Francesco ed è appena tornata dal vertice in
Messico del C40, il Cities Climate Leadership Group, che riunisce i
sindaci delle più grandi metropoli del mondo. «Noi siamo in prima linea
sulla globalizzazione, ne subiamo l’impatto diretto, vediamo chi ne
risulta perdente e vincente» spiega Hidalgo, nata 57 anni fa in
Andalusia, eletta quasi tre anni fa alla guida della capitale, uno dei
pochi volti ancora popolari della gauche. «Purtroppo la sinistra, non
solo in Francia, sta scivolando dalla social- democrazia al
social-liberismo» racconta la sindaca a Repubblica, esprimendo un
giudizio molto critico anche sull’austerity imposta dalla Germania negli
ultimi anni. «Un dogma – commenta Hidalgo - che ha una grande
responsabilità nell’ascesa dei populismi in Europa».
Che cosa pensa di quello che ha detto Le Pen sull’istruzione pubblica per i bambini di immigrati non in regola?
«Questa
dichiarazione dell’estrema destra è spregevole e contraria alla
Dichiarazione universale dei diritti dei bambini. Non ci può essere
un’integrazione riuscita senza accesso all’educazione. E poi lasciare da
parte i perdenti della globalizzazione significa creare società
esplosive. Occuparsi dei più fragili, vuole dire anche proteggere la
nostra coesione».
Oggi in Vaticano illustrerà le iniziative di Parigi per accogliere i rifugiati: un tema che le sta particolarmente a cuore.
«Già
nell’estate 2015 avevamo lanciato l’allarme sulla situazione che si
stava creando. L’avevo anche detto a Hollande: lasciare delle famiglie
in mezzo alla strada non è accettabile né per i rifugiati né per i
parigini. Senza azioni rapide, avevo aggiunto, rischiamo il caos. Alla
fine abbiamo ottenuto dallo Stato di garantire un tetto alle persone
accampate in città ma, visto l’aumento dei flussi, non è bastato. È così
che un mese fa abbiamo deciso di aprire a Nord di Parigi un centro di
prima accoglienza. Ne sono molto fiera».
Perché la sua proposta è stata a lungo ostacolata dal governo?
«Molti
politici, anche a sinistra, sono spaventati dall’opinione pubblica,
temono di dare una sponda al Front National. Ma il nostro compito è
parlare all’intelligenza delle persone, non alle loro paure. Evitare di
discutere di immigrazione per timore di far salire il Fn non ha senso. E
poi sono convinta che anche l’opinione pubblica non sia qualcosa di
statico: possiamo modificarla».
Com’è possibile combattere i populismi non solo in Francia ma in tutta Europa?
«Ho
molto rispetto per quello che ha fatto Angela Merkel sui rifugiati, ma
sulla dimensione economica e sulla visione dell’Europa è stata una
catastrofe. È giusto vigilare sui conti pubblici, però l’obbligo del 3%
deficit sul Pil è diventato un dogma. Penso che il nostro governo
socialista avrebbe dovuto chiedere più flessibilità, in particolare per
rilanciare gli investimenti. Matteo Renzi ha tentato di farlo. Purtroppo
è stato lasciato solo, non è stato sostenuto dalla Francia».
La sinistra di governo è più in crisi che mai?
«Viene
spesso citata la Terza Via di Tony Blair, ma è vecchia di 30 anni. Non
sono sicura che queste riforme siano adatte alla situazione di oggi. Noi
social-democratici veniamo spesso accusati di essere arcaici, dinosauri
keynesiani. E chi ci accusa sposa il nuovo dogma della globalizzazione.
Io sono per una sinistra umanista, ambientalista, pragmatica, e sono
convinta che il nostro ruolo sia di governare e mettere delle regole
alla globalizzazione».
Perché non si candida alla leadership nazionale?
«La
mia battaglia si fa a Parigi. Le mie convinzioni le difendo nei fatti,
come sindaca della capitale. Dimostro in modo concreto che altre scelte
sono possibili».
Hollande ha fatto bene a non ripresentarsi?
«Non
voglio commentare la sua scelta. L’ha fatto con molta dignità, ma si
tratta di una decisione abbastanza eccezionale. Ci dovremmo adesso
interrogare sui nostri errori. Come siamo arrivati a questo punto?».
Lei ha una risposta?
«Di
certo il governo ha lanciato progetti che hanno profondamente spaccato
la gauche. Penso alla revoca della nazionalità (per i cittadini accusati
di terrorismo, ndr.) e la riforma del Lavoro. Rappresentano eventi
traumatici per la sinistra e ci vorrà tempo per superarli».
Intanto la gauche rischia di dividersi ancora di più alle primarie. Darà il suo sostegno a qualcuno?
«Al
momento non vedo nessuno che rappresenti una linea social- democratica
ed ambientalista. Se la sinistra è così divisa è anche perché il
risultato del modo di governare degli ultimi anni. Per governare servono
degli alleati, delle coalizioni, non si può fare da soli».
E la candidatura di Emmanuel Macron?
«È
un prodotto del sistema elitista, esprime una visione colbertista e
giacobina. Non lo trovo assolutamente moderno. È un gran seduttore, un
illusionista, ma l’illusionismo va bene per lo spettacolo, non in
politica».