il manifesto 10.12.16
Adesso diciamo Sì all’attuazione della Costituzione
di Felice Besostri
La
stampa e i media generalisti, partecipi del disegno di deforma
costituzionale, non sono pentiti e sono in campo per attribuire la
vittoria alla Lega Nord e Fratelli d’Italia e, in subordine al M5S e
tanto per semplificare a Salvini, Meloni e Grillo. Del Pd e di Renzi si
ammette la sconfitta, ma si li si racconta come detentori dell’unico
pacchetto di voti politicamente omogeneo, un consistente 40%. La
questione della costituzionalità della legge elettorale è ora la
questione centrale e prioritaria. Proprio l’esperienza del Porcellum
insegna che l’incostituzionalità va dichiarata prima che la legge
elettorale sia applicata. Dopo non c’è ritorno alla democrazia: i
parlamentari eletti con una legge incostituzionale restano al loro
posto, grazie al precedente creato dall’allora Presidente Napolitano, in
spregio al suo compito di garante della Costituzione e di leale
collaborazione tra gli organi costituzionali (presidenza della
Repubblica e Corte costituzionale). Non solo hanno rifatto una legge
elettorale incostituzionale, ma hanno anche tentato di manomettere la
Costituzione.
La manovra è fallita grazie alle italiane e agli
italiani di ogni classe di età e classe sociale, sensibilizzati da uno
spettacolare mobilitazione civica dei Comitati per il No, tra i quali si
è distinto quello promosso dal Coordinamento per la Democrazia
Costituzionale e dall’Anpi, che ha aggregato cittadini e movimenti di
multiforme ispirazione, esperienza e formazione politica. Da una costola
del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale è nato anche il
gruppo degli Avvocati Anti-Italikum, un centinaio di professionisti
liberi, autonomi, democratici e progressisti, che mi son limitato a
coordinare, che hanno promosso 23 ricorsi contro la legge elettorale
preso altrettanti tribunali di città capoluogo di distretto di Corte
d’Appello a partire dal Novembre 2015. Tra i ricorrenti, oltre che
cittadini, figurano parlamentari del M5S, di SEL-SI e una parlamentare
di Innovatori e Civici. Ebbene l’azione contro il Porcellum, iniziata
nel 2008, ha dovuto attendete il 17 maggio 2013 per essere rimessa alla
Corte Costituzionale, che l’ha discussa in dicembre e decisa nel gennaio
dell’anno seguente con la storica sentenza n. 1/2014.
Nel caso
dell’Italicum, invece, a meno di un anno dal primo ricorso la Consulta
avrebbe discusso le ordinanze dei tribunali di Messina e di Torino lo
scorso 4 ottobre e ne ha fissate tre, con l’aggiunta del Tribunale di
Perugia, per il 24 gennaio 2017, mettendo fine alle chiacchiere, al
limite del golpe istituzionale, di sciogliere le camere senza attendere
il giudizio di costituzionalità . La decisione è stata giusta, ma si
spera che la Corte costituzionale possa tenere conto anche delle
ordinanze dei Tribunali di Trieste e Genova. La questione è politica,
come non disperdere le risorse umane e politiche dei comitati
territoriali e tematici per il No. Partendo dall’opposizione, come
suggerisce Luciana Castellina (il manifesto, 6 dicembre), ma per dire Sì
all’attuazione della Costituzione. Che significa avere un programma per
una diversa politica economica e sociale, come richiesto dall’articolo 3
comma 2 Costituzione, che mette in primo piano la partecipazione dei
lavoratori e dei cittadini come individui, ma anche come appartenenti
alle formazioni sociali dove si svolge la loro personalità agli affari
pubblici, cui tutti hanno diritto di concorrere in condizioni di
uguaglianza (articolo 51). Non bisogna dimenticare nel ricostituire un
politica per la maggioranza dei cittadini, che a loro spetta di
determinare la politica nazionale, perché i cittadini e non i partiti
sono i soggetti destinatari dell’articolo 49 della Costituzione. La
ricostituzione di una sinistra ha bisogno di tempo, senza purgatorio non
ci sarà paradiso. I comitati per l’attuazione della Costituzione e per
la democrazia costituzionale, nati da quelli per il No referendario,
devono essere un movimento civico pluralista, aperto, senza capi
autoreferenziali autonominati. Primo impegno da prendere è quello di una
legge elettorale, che restituisca al popolo la sovranità che gli
appartiene e che gli è stata rubata in nome della governabilità. La
Costituzione è il loro bene comune da difendere e sviluppare. Nella
Prima parte – compreso il Titolo terzo, Rapporti economici – hanno il
loro riferimento programmatico.