martedì 6 dicembre 2016

Pagina99 3.12.2016L’autunno della democrazia
Politica | I millennials non ci credono più, dice una ricerca del Journal of Democracy

La democrazia liberale è arrivata al capolinea? La domanda potrebbe apparire apocalittica, e in effetti per molti studiosi di sistemi politici la disaffezione dei cittadini verso le istituzioni segnala solo un certo malcontento per il loro cattivo funzionamento ma non minaccia la tenuta stessa del sistema. Le conclusioni a cui sono arrivati due ricercatori, Roberto Stefan Foa e Yascha Mounk, in un report pubblicato a luglio sul Journal of democracy e ripreso dal New York Times, rivelano tuttavia che sta accadendo qual- cosa di più profondo in Europa e negli Stati Uniti. «Negli ultimi tre decenni, la fiducia nelle istituzioni politiche come i parlamenti e i tribunali è crollata precipitosamente», scrivono, «anche in alcune delle più ricche e stabili regioni del mondo, sembra che la democrazia sia in seria rovina». La ricerca analizza i dati del World Values Survey dal 1995 al 2014. Tra gli americani e gli europei dell’ovest è cresciuta non solo la sfiducia nei confronti dei leader politici
e dei partiti, ma anche della democrazia stessa come sistema politico desiderabile e comunque migliore dei regimi autoritari o autocratici. Allo stesso tempo, un numero crescente di cittadini «è sempre meno ottimista sulla possibilità di influenzare le politiche pubbliche, e sempre più propenso a esprimere sostegno per le alter- native autoritarie». Più preoccupante ancora è il dato generazionale. «Tra i più anziani, la devozione alla democrazia è solida». Negli Stati Uniti, per esempio, le
persone nate nel periodo tra le due guerre considerano il governo democratico «un valore sacro». Non è così per i millennial. Alla domanda «è essenziale vive- re in una democrazia?» i nati in- torno al 1980 rispondono sostanzialmente mostrando indifferenza e in misura minore distanza. «Solo un millennial olandese su tre assegna massima importanza alla possibilità di vivere in una democrazia», si legge nel rapporto, «negli Usa la percentuale è persino più bassa, intorno al 30%».