La Stampa 9.12.16
Le opposizioni in attesa
Lo stallo rischia di restare tale
di Marcello Sorgi
La
prima giornata di consultazioni al Quirinale, con i presidenti delle
Camere Grasso e Boldrini e il presidente emerito Napolitano, è servita
in pratica a fare il punto su una situazione che resta molto complicata,
con Renzi ormai lontano da Roma, il Pd in ebollizione e gli altri
partiti che si aspettano che proprio di lì venga un’iniziativa per
sbloccare la crisi.
Ci sono due punti fermi sull’agenda del Capo
dello Stato: primo, in Parlamento esiste una maggioranza che s’è
manifestata non più tardi di mercoledì al Senato con l’approvazione
della legge di stabilità e potrebbe dar vita a un nuovo governo;
secondo, la richiesta di andare subito a elezioni anticipate, avanzata
da 5 stelle, Lega, Fratelli d’Italia, e più tiepidamente accolta da
Forza Italia, non può essere accolta perché manca una legge elettorale
omogenea ai due rami del Parlamento, e neppure potrà essere discussa e
approvata fino a quando la Corte Costituzionale non si pronuncerà
sull’Italicum (l’udienza è fissata per il 24 gennaio).
Renzi ha
posto come premessa per la nascita di un nuovo governo la disponibilità
delle opposizioni, tutte o in parte, a condividerne la responsabilità.
Ma finora non c’è stato nessun segno di apertura neppure da Berlusconi,
che sembrava più disponibile a ridosso della crisi, se non altro a
favorire un rapido iter per la nuova legge elettorale. Invece - lo si
vedrà oggi, con le delegazioni dei partiti cominceranno a salire al
Colle - la sensazione è che tutti tengano coperto il proprio gioco in
attesa, di capire cosa effettivamente stia maturando all’interno del Pd.
Nel
partito del premier dimissionario si confrontano due atteggiamenti:
uno, che fa capo al ministro della Cultura Franceschini, più aperto alle
richieste del presidente Mattarella, di farsi carico, come partito che
controlla da solo la Camera e grazie all’appoggio degli alleati anche il
Senato, della necessità di dar vita a un nuovo governo, senza vincoli
pregiudiziali e per affrontare le scadenze interne e internazionali che
attendono l’Italia nel 2017. E l’altro, vicino a Renzi, che punta ad
andare a elezioni nel più breve tempo possibile, e chiede garanzie sui
nomi dei futuri incaricati, perché chi sarà scelto dovrà assumere
l’impegno di staccare la spina all’esecutivo non appena Renzi dovesse
ordinarlo.
Uno stallo come questo potrebbe durare per settimane. E
non a caso il Capo dello Stato ha impresso un ritmo lento alle
consultazioni, prevedendo, se necessario, un nuovo giro di incontri
prima di affidare l’incarico.