Corriere 9.12.16
E dalla crisi ritorna l’eco lontana della Dc
di Pierluigi Battista
L
o Scudo crociato, quello non c’è proprio. Ma è stampato nell’anima, non
c’è bisogno di farne un vessillo da sventolare. Eppure, nonostante gli
anni nonostante le vicissitudini che hanno segnato e ferito la storia
italiana, nonostante la cascata di facce nuove, partiti nuovi, di
linguaggi nuovi, di strumenti tecnologici nuovissimi, qualcosa del
passato italiano resta, resiste alle tempeste, assume nuove
caratteristiche senza perdere quelle antiche. Insomma aleggia sempre un
inconfondibile sapore da Democrazia cristiana, che celebra sommessamente
i suoi fasti in questo nuovo giro di consultazioni al Quirinale per la
formazione di un nuovo governo.
Forse non «moriremo
democristiani», come predisse lo sconfortato Luigi Pintor sul
«manifesto», ma qualcosa di democristiano si è sedimentato nel nostro
profondo. Crollano ideologie e visioni del mondo, ma una lontana eco di
Dc sembra non abbandonarci mai.
Che poi persino questa magica
parola del bon ton istituzionale, «consultazioni», rimanda alla lentezza
placida e rassicurante dei riti che non inseguono la fretta del tempo,
ma stemperano le passioni troppo forti, placano le smanie, raffreddano
chi imbocca ossessivamente le scorciatoie. Insomma «consultazioni»,
soprattutto in un’epoca storica in cui si facevano e si mandavano via
un’infinità di governi, era una parola in cui la Democrazia cristiana si
sentiva particolarmente a suo agio. E oggi che sono passati
ufficialmente quasi ventiquattr’anni dalla fine solenne della Dc, e che
nel frattempo una miriade di sigle e partitini hanno tentato di
accaparrarsene l’eredità e che una parte è andata nel Partito popolare, e
poi nella Margherita e poi nel Pd, e un’altra Ccd, Udc eccetera è
confluita nel centrodestra prima della sua frammentazione, oggi in
queste «consultazioni», dopo un breve periodo di ubriacatura di velocità
e di 140 caratteri, la Dc sembra l’unico vero e vegeto lascito politico
di epoche ormai lontane.
Che poi, anche Matteo Renzi, che pure
aveva diciott’anni quando Mino Martinazzoli decretò ufficialmente la
fine della Democrazia cristiana, una certa consuetudine con l’universo
democristiano e dello scoutismo cattolico ce l’ha avuta, come testimonia
del resto una fotografia che lo immortala giovanissimo con lo stesso
Ciriaco De Mita contro cui ha battagliato in tv nella campagna
referendaria. E poi ovviamente il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella la cui storia si intreccia indissolubilmente con quella
democristiana. E uno dei candidati possibili alla successione di Renzi
come Dario Franceschini ha una impronta democristiana, variabile e
composita in tutte le versioni storiche che questo termine ha assunto
negli anni, come pure quella di un altro possibile aspirante a Palazzo
Chigi come Graziano Delrio, unito a Renzi per la sua passione nutrita
sulla figura venerata di Giorgio La Pira, sindaco democristiano. E un
pezzo di Democrazia cristiana è cucito sulla figura di Enrico Letta, il
premier che Matteo Renzi ha scalzato dalla presidenza del Consiglio, e
certo quel passaggio così brusco e poco cordiale della campanella è
sembrato poco consono alle ritualità democristiane, ma si sa che la
lotta tra correnti dc e post dc, sia pur mediate e avvolte nella
morbidezza di un guanto, può raggiungere vette di ferocia molto
particolare. E democristiana è una delle più irriducibili avversarie del
Pd renziano come Rosy Bindi.
E democristiane, certo diluite negli
anni e scontando l’anagrafe, sono le ascendenze di molti protagonisti
di questo, come di altri, giro di consultazioni, a cominciare da
Angelino Alfano che forse si è perso per strada l’ex dc Schifani ma ha
ancora al suo fianco Maurizio Lupi, politicamente nato nello stesso
alveo del democristianissimo Roberto Formigoni. E un lavacro
filodemocristiano è stato anche affrontato da Paolo Gentiloni, un altro
dei candidabili, passato alla Margherita insieme a Francesco Rutelli e a
molti dc.
Lo Scudo crociato forse non si è spezzato mai. Ma resta
un’eco, un ricordo, un giro di consultazioni che fa quasi pensare che
tutti questi anni la Dc sia stata, in un modo o nell’altro, sempre tra
noi.