Il Sole 9.12.16
In corsa Gentiloni, Delrio e Padoan
Conterà il grado di «fiducia» del segretario Pd nei candidati
Resta l’ipotesi Renzi-bis
di Barbara Fiammeri
Roma
La partita sul Governo che verrà resta in alto mare e di conseguenza
non si può ancora individuare «il nome» di colui che siederà a Palazzo
Chigi. Tra le ipotesi che circolano resta in piedi anche quella del
reincarico a Matteo Renzi. Anzi c’è chi sostiene che questa sarebbe la
prima scelta del Quirinale. Che Renzi voglia però dar vita al Renzi bis
al momento è ritenuto poco probabile. Il premier uscente tuttavia sembra
ormai essersi rassegnato all’idea, che il ritorno al voto non potrà
avvenire che a primavera inoltrata, vista la necessità di attendere la
sentenza della Corte costituzionale del 24 gennaio per mettere a punto
una legge elettorale. E certo Renzi - che è anche segretario del Pd -
sul futuro premier vuole dire la sua. Anche per questo ieri le voci -
perché solo voci in questo frangente si possono riferire - danno in
crescita le chance di Paolo Gentiloni. Il ministro degli Esteri è un
fedelissimo del premier, che lo indicò come candidato sindaco di Roma
alle primarie vinte da Ignazio Marino e che poi lo ha portato alla
Farnesina.
Anche l’attuale ministro delle Infrastrutture Graziano
Del Rio è tra gli uomini ritenuti vicinissimi a Renzi. Ma c’è chi
sostiene che il suo peso specifico sia troppo elevato per quello che,
stando alle intenzioni del segretario del Pd, dovrebbe essere un governo
di pochi mesi. Non va però mai sottovalutato che la responsabilità
della scelta resta nelle mani del Capo dello Stato e che la gravità
della crisi apertasi dopo il referendum di domenica potrebbe far
propendere per un nome di garanzia non solo politica.
Ecco perchè
tra i papabili alla premiership continua a esserci il ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan. Le chance del titolare di via XX
settembre sono legate non solo alla contingenza ma agli appuntamenti con
Bruxelles, a partire dagli effetti della legge di stabilità. Lunedì
l’Eurogruppo ha affermato che la manovra italiana è a rischio di non
rispetto del Patto» e non si escludono pertanto eventuali «misure
addizionali significative».
Tra i nomi gettonati resta anche
quello di Dario Franceschini. Ma per i renziani sarebbe un’ipotesi
impraticabile. Questo perchè il ministro della Cultura, essendo anche il
leader della corrente di AreaDem che in Parlamento può contare su una
nutrita pattuglia di deputati e senatori, di fatto sancirebbe il
ribaltamento degli attuali (anche se precari) equilibri all’interno del
Pd.
Mattarella sembra intenzionato a procedere velocemente. Ma se
come appare ormai quasi scontato, al termine del giro di consultazioni
di sabato il capo dello Stato dovrà prendere atto dell’impossibilità di
realizzare un governo di responsabilità (quello che un tempo veniva
chiamato governo di unità nazionale), il Pd - a partire da Renzi - dovrà
offrire una via d’uscita. È quindi probabile che Renzi tornerà a
riunire non solo la direzione ma anche i gruppi parlamentari per
formulare la proposta da portare al Quirinale. Nel frattempo Mattarella
potrebbe continuare a sondare il terreno. C’è chi sostiene che, nel caso
in cui il quadro della crisi si complicasse, il capo dello Stato
potrebbe affidare un mandato esplorativo al presidente del Senato Pietro
Grasso o anche all’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini
che con Renzi mantiene buoni rapporti. Dipenderà dalle valutazioni del
capo dello Stato al termine delle consultazioni.
Tutte queste
ipotesi sarebbero ovviamente destinate a cadere qualora invece Renzi
decidesse di dare il via libera al suo reincarico. Un’ipotesi che
nonostante tutto, ovvero nonostante Renzi, resta in campo. C’è chi
sostiene che Mattarella non potrebbe non rinviare davanti alle Camere un
premier che si è dimesso poche ore dopo aver ricevuto una larga fiducia
dal Parlamento.